VOCI DALL’ AFGHANISTAN: “La sensazione è quella di vivere in un cimitero”

Intervista alle donne di RAWA

Le donne di RAWA (Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane) sono nostre colleghe, collaboratrici e amiche da ormai 20 anni. Abbiamo lavorato al loro fianco per un Afghanistan di uguaglianza e diritti, con progetti di istruzione, salute, microcredito e sviluppo umano. Insieme, in Afghanistan e in Italia, abbiamo condiviso successi e fatiche, gioie e sofferenze, sogni e viaggi per terre Italiane e Afghane, visitandoci a vicenda per portare testimonianze e supporto.

Coraggiose e determinate come sempre si sono dimostrate in questi anni, le donne di RAWA hanno scelto – e continuano a scegliere, quotidianamente – di restare in Afghanistan, al fianco del loro popolo, mettendo a rischio la propria vita per non arrendersi nella lotta per un Paese libero, laico e sicuro per tutte. In questa intervista, ci raccontano ciò che vedono succedere e cambiare nel loro Paese. In una situazione tanto complessa come quella in cui si trova l’Afghanistan in questo momento, è più importante che mai dar voce a chi dal campo può raccontare cosa realmente stia succedendo, come le vite delle persone e dei luoghi stiano cambiando.

 

Qual è la cosa più triste che sta accadendo oggi in Afghanistan?

Certe persone dichiarano di sentirsi più sicure con i Talebani perché i tassi di criminalità si abbassano. In realtà, la sensazione è quella di vivere in un cimitero. Si sente che niente è vivo, niente funziona come dovrebbe. Ogni bambino, uomo, donna, commerciante, autista, ogni singola persona che cammina per strada è spaventata, terrorizzata, delusa, senza speranze ed estremamente preoccupata di ciò che succederà.

Troppi aspetti della vita sono cambiati completamente. Per esempio, per molti giovani studenti, soprattutto per le ragazze, che non saranno più autorizzate ad andare a scuola. Già ovunque in Afghanistan, in ogni provincia e villaggio, le scuole sono chiuse e il governo ha annunciato che solo le scuole elementari resteranno aperte. In alcune province, riportano che solo alcuni corsi saranno disponibili per le ragazze. Hanno già posto anche molte restrizioni all’impiego femminile, spesso chiedendo che le donne fossero rimpiazzate da parenti di sesso maschile.

Kabul sembra una città morta, tutto è chiuso. Non solo i servizi e gli uffici del governo, ma tutti i negozi e le imprese anche private, grandi e piccole, scuole e università, cliniche private e ospedali. Ci sono pochissime donne in giro, è quasi impossibile vedere ragazze o adolescenti uscire di casa. Non ci sono macchine per le strade. Il sistema bancario è completamente allo sfascio, Western Union non sta più operando in Afghanistan. Tutto questo complica molto le cose per agenzie umanitarie e ONG.Fin dall’inizio le persone hanno capito che economicamente la loro vita era completamente rovinata. Non hanno più un lavoro, né la speranza di averlo in futuro, o di avere uno stipendio, piccole imprese o attività private. C’è molta disperazione perché è una piccolissima minoranza quella che nelle città può avere un’altra fonte di reddito. Nei villaggi, avendo campi e fattorie, possono portare avanti le loro vite. La situazione è invece particolarmente grave nelle città principali, dove molte persone facevano affidamento su agenzie umanitarie e ONG, o lavoravano con il governo. Tutto questo è svanito, le persone non hanno altra fonte di reddito e hanno molta paura: i Talebani li hanno minacciati perché cooperavano con il governo, gli stranieri e le agenzie umanitarie.

La paura maggiore per le persone è come sfamare i loro figli e sopravvivere. I prezzi sono diventati altissimi, nei negozi e al mercato non sono più disponibili nemmeno i beni di prima necessità – nemmeno il cibo – o sono comunque troppo cari perché le persone se li possano permettere.

 

Ti aspettavi un crollo come quello che abbiamo appena visto, per le forze armate e di polizia, il governo e le istituzioni dell’Afghanistan?

Noi non ci aspettavamo una rottura così rapida dell’amministrazione e del governo, ma gli ultimi giorni erano veramente terrificanti, ogni giorno sentivamo che una o l’altra provincia stava collassando e che i Talebani stavano arrivando. Kabul era già completamente circondata dei Talebani. La polizia, i militari e gli ufficiali dell’amministrazione afghana si erano già arresi, non avevano alcuna forza morale che li portasse a combattere contro i Talebani. Ricordo esattamente il giorno in cui i Talebani sono entrati a Kabul. Si vedeva la gente terrorizzata che cercava di scappare senza nemmeno sapere dove… tutti erano terrorizzati dall’idea delle bombe e dei combattimenti. Per fortuna non ce ne sono stati. Ma con il caos all’aeroporto, l’attentato terroristico, i colpi di arma da fuoco che sentiamo ogni notte e i razzi sparati, ovviamente molti civili sono stati comunque uccisi.

Anche se pensavamo che quel governo restasse in carica ancora qualche mese, eravamo certi che un governo fantoccio che fa totalmente affidamento sull’aiuto estero, non è indipendente ed è pieno di corruzione, che rapina il denaro del popolo… non può mai durare a lungo. Anche perché non ha alcun supporto da parte della popolazione. Le persone ne erano profondamente stufe.

 

Quali sono le vostre prime impressioni del governo appena annunciato? Come credete che una simile amministrazione possa impattare il presente e futuro dell’Afghanistan?

Fin da quando i Talebani sono entrati a Kabul, per noi era ovvio che tipo di governo e politiche avrebbero promosso. Ovviamente il mondo non si aspettava questo tipo di governo, così integralista, ma noi conosciamo la loro natura e mentalità, sapevamo che i Talebani avrebbero avuto più o meno lo stesso governo di sempre. Ma ci sono dei cambiamenti, per esempio la le relazioni tra i Talebani e il governo Iraniano e quello Russo ora sembrano più deboli di quando i Talebani erano appena entrati a Kabul. In molti dicono che ci sono molti conflitti all’interno del governo talebano stesso – nessuna notizia confermata, ma questa è probabilmente la ragione per cui ci hanno messo tanto (quasi 3 settimane) ad annunciare il governo, e per cui i leader più conosciuti non hanno in realtà un ruolo in questa amministrazione. Sembra che l’attuale amministrazione sia molto vicina e sotto il controllo del ISI (Inter-Services Intelligence) pakistani. Sfortunatamente, non ci sono molte notizie verificate, né dibattiti; tutti i canali media mantengono il silenzio e non possono dire cosa stia accadendo nell’attuale amministrazione. Sicuramente il governo inizierà a fare pressioni sui media, limitando le libertà di espressione e movimento, attivismo e viaggio. I Talebani, nei primi giorni, hanno dichiarato che il loro modello di governo è il regime Iraniano. Credo che questo sia molto pericoloso per l’Afghanistan.

Ad essere onesta, possiamo dire che forse è meglio così: che i Talebani si mostrino per quelli che sono. In questo modo, speriamo che la maggior parte dei governi del mondo e delle organizzazioni internazionali non li legittimeranno e riconosceranno. E a sua volta, il popolo Afghano non li tollererà. Io, personalmente, penso che il pericolo sarebbe più grande se i Talebani cambiassero la forma di governo. Forse, sotto le pressioni della comunità internazionale, implementeranno piccoli cambiamenti. Hanno già iniziato a dire che questa non è un’amministrazione permanente, che presto annunceranno delle elezioni. Ovviamente sappiamo che tipo di elezioni saranno, in cui potranno candidarsi solo pochi dei loro stessi leader. Ma di fronte al mondo potranno fingere di essere un governo nominato in elezioni in cui tutti sono stati liberi di votare e di candidarsi. Prima o poi avranno donne dentro il loro governo, nella loro intelligence, nelle forze militari e di polizia, perché ne hanno bisogno per controllare le altre donne. Le proteste delle donne li spaventano, ma secondo la Sharia un uomo non può entrare nella casa o negli spazi privati di una donna. Invece, naturalmente, una donna può farlo e che si organizzino forze di sicurezza formate da donne è un grande rischio per le donne che protestano. Nel primo periodo dei Talebani non abbiamo visto neanche una sola donna assunta nel loro governo. Ora invece si vedono le prime manifestazioni di donne Talebane. Per godere di supporto, fondi e collaborazione delle organizzazioni internazionali probabilmente alleggeriranno le restrizioni. Ma questo renderà le cose ancora peggiori, perché la comunità internazionale sarà raggirata… i Talebani stanno cercando di ingannare il mondo dicendo di essere cambiati e moderni, per chiedere di essere riconosciuti, accettati e sostenuti.

 

Come stanno andando le proteste delle donne a Kabul e nelle altre città? Qual è stata la risposta Talebana finora e come dovrebbe essere interpretata?

Per quanto ne sappiamo non c’è stata nessuna azione contro le proteste. Purtroppo non ci sono molte fonti attendibili dalle diverse province dell’Afghanistan, anche perché la maggior parte degli attivisti, dei giornalisti e social media stanno cercando di mantenere il silenzio per motivi di sicurezza. Ma le news hanno riportato almeno 5 casi di donne uccise con colpi di arma da fuoco. I Talebani hanno rifiutato tutte le accuse e dichiarato che non sono loro i responsabili di queste morti, ma i testimoni e le comunità locali dicono il contrario. L’altro giorno una donna è stata uccisa con uno sparo in fronte mentre era all’ottavo mese di gravidanza, perché stavano cercando il marito che era un alto ufficiale dell’esercito Afghano. Anche una donna poliziotta è stata uccisa, e molti altri casi di questo tipo sono comparsi nei social media.

Crediamo che i Talebani abbiano molta paura anche perché prima di tutto le dimostrazioni sono iniziate dalle donne. Fin dai primi giorni, però, si è visto che in diverse province un grande numero di uomini si è unito a queste donne, le ha accompagnate, prendendo posizioni forti contro i Talebani, nonostante le armi che questi gli hanno puntato contro. E questo dimostra che il popolo Afghano e soprattutto le donne non sono le stesse di 20 anni fa. Sono molto più forti e sanno che i Talebani non devono essere tollerati né accettati e sono pronti a qualunque tipo di sacrificio per resistere. Più forti le proteste, più dura sarà la risposta dei Talebani… Probabilmente arresteranno i manifestanti, li incarcereranno e minacceranno, forse li uccideranno. Per questo la maggior parte delle attiviste, noi incluse, stanno molto attente. Le prime settimane, i primi giorni son stati diversi, ma più il governo è formato, maggiore sarà il rischio per coloro che protestano.

 

Quale sarà la vita quotidiana e le possibili attività, da oggi, per coloro che si impegnano per i diritti umani e civili in Afghanistan? Vi sentite in pericolo?

È molto difficile dire quale sarà il prossimo passo dei movimenti politici e dei diritti civili, perché non sappiamo cosa gli aspetti affrontare, i limiti e le pressioni a cui saranno sottoposti. La cosa chiara è che le condizioni saranno molto più dure di prima. Probabilmente, non ci saranno spazi, maniere, né possibilità di lavorare per i movimenti dei diritti civili e politici e le forze democratiche e liberali, né per i movimenti per i diritti umani. Anche le agenzie umanitarie e le ONG potrebbero dover affrontare serie minacce e limitazioni. Non siamo sicure di cosa succederà ai progetti gestiti da noi e da altre organizzazioni. Probabilmente si troveranno delle soluzioni per continuare a fare del nostro meglio per raggiungere e aiutare il più possibile le persone in difficoltà. C’è anche la possibilità, dato che moltissime persone stanno scappando nei paesi limitrofi, di spostare le attività di supporto umanitario nei paesi confinanti.

Per quanto riguarda il sentirci a rischio, crediamo che anche se l’occupazione militare è finita – con il ritiro delle truppe USA e NATO, che è ovviamente una cosa positiva – l’Afghanistan rimane ugualmente un campo di battaglia per Russia, Cina, Pakistan, Iran, Turchia e Arabia Saudita, e perfino per gli USA. Temiamo che il governo americano possa iniziare a supportare DAESH, ISK o altre nuove forme di terrorismo, perché la storia degli USA ci ha mostrato che fanno affidamento sui gruppi più reazionari e fondamentalisti.  È doloroso e ridicolo vedere con le ultime esplosioni a Kabul come le cose sono cambiate. L’attuale amministrazione Talebana ha condannato e si è dichiarata contraria a questi attentati terroristici. Le persone però stanno dicendo che niente cambia realmente, solo i nomi, le etichette, la forma. Prima c’era il governo Afghano e gli oppositori erano i Talebani. Ora i Talebani sono al governo e l’opposizione è fatta da DAESH – e probabilmente, conoscendo la sua storia e brutalità, è ancora più terrificante e preoccupante dei Talebani stessi.

C’è un’alta probabilità che dietro a tutto questo ci siano anche gli interessi della Russia e della Cina di usare questi momenti delicati contro i loro oppositori e rivali, cioè gli USA e la maggior parte dei governi europei. Probabilmente in tutto questo caos le loro intelligence erano coinvolte.

 

Hai un messaggio o un consiglio per chi dall’estero vuole aiutare in ogni modo le forze e i movimenti democratici in Afghanistan? Cosa possiamo fare? Continuiamo ad avere fiducia? In cosa/in chi?

In Afghanistan abbiamo un detto: “i veri amici son quelli che arriveranno a sostenerti nelle difficoltà”. Credo che sia proprio così. In questo momento, sarà realmente importante per noi qualsiasi movimento, gruppo, volontario, organizzazione e giovane studente che si farà avanti per parlare dell’Afghanistan e per aiutare noi o qualsiasi altra organizzazione. Ora, da un lato vediamo che le necessità delle persone – dal punto di vista emozionale, mentale, fisico ed economico – sono aumentate molto in quanto a supporto, aiuto e amore di cui hanno bisogno. Le organizzazioni occidentali possono e devono essere la voce delle donne e delle persone Afghane, per far sì che si ascoltino le vere storie, le informazioni di prima mano dall’Afghanistan.

Siamo tutti assolutamente convinti che i tempi bui e le dittature non durano per sempre. Le persone hanno imparato molto e le donne sono più forti di prima, troveranno sicuramente il modo più adatto e sicuro di lottare. La richiesta più importante è che l’amministrazione talebana non dovrebbe essere legittimata, né giuridicamente riconosciuta. Tutto il mondo dovrebbe ricordare le brutalità che hanno commesso queste forze dalla mentalità medioevale. In tutti i paesi del mondo le forze democratiche e pacifiste, anti-imperialiste e anti-militariste, i movimenti democratici e progressisti difenderanno i diritti della popolazione Afghana, saranno le voci delle donne Afghane e fermeranno i loro governi dal continuare a interferire con l’Afghanistan, trattare con i Talebani, riconoscerli quali governo ufficiale.

 

In risposta alle istanze di RAWA e alle necessità esposte anche in questa intervista, “Insieme si può…” si fa promotrice, anche a livello nazionale, dell’evento “Rise For and With the Women of Afghanistan” organizzato da One Billion Rising per il 25 settembre. È un evento globale, che vede l’adesione di organizzazioni e personalità di tutto il mondo. L’appello di RAWA e l’iniziativa promossa si possono trovare alla pagina di “Insieme si può…”: 365giorni.org/afghanistan-2021/rise4afghanistan/