Robina, venduta all’asta perché sieropositiva

La terribile testimonianza di Linda, volontaria a Lira (Uganda).

Robina è una bambina di nove anni e vive con sua nonna e nove cugini a Lira in Uganda. Sembra una bambina normale, solo un po’ più magra e bassa per la sua età. Ma Robina non è come le altre bambine, perché è Hiv positiva.

Cosa significa essere sireopositiva in Uganda? Robina ha perso entrambi i genitori per la stessa malattia ed è andata a vivere con i suoi zii e cugini. Lo zio però non vuole questo ‘peso’ in casa. Una bambina malata è pericolosa, costosa e tanto prima o poi morirà. E così una litigata tra suo figlio e Robina gli offre una scusa per agire. Aggredisce la bambina accusandola di voler uccidere suo figlio.

Per liberarsene la mette all’asta come un animale, per chiunque se la voglia prendere. Ma nessuno vuole una bambina sieropositiva in casa. E così la soluzione diventa affidarla a un lontano parente alcolizzato e sieropositivo. Lei diventa la piccola schiava di casa, ma quando vede la zia passare per il mercato, le grida ancora con le lacrime agli occhi ‘Mamma vienimi a prendere’.

Quella zia è l’unica mamma che Robina abbia mai conosciuto, ma ora Robina è senza mamma e senza famiglia, punita per una lite tra bambini. In quel momento arriva Suor Maria. Venuta a conoscenza della storia di Robina, recupera la bambina e la affida alla nonna dopo averla cercata nei villaggi limitrofi di Lira. Una nuova casa, una nuova speranza per questa bimba abbandonata.

La storia di Robina è solo una delle tante di cui sono venuta a conoscenza nel mio viaggio a Lira. Purtroppo vi sono centinaia di bambini che vivono ogni giorno questa stessa agonia. Sono bambini malati che all’età di dieci anni sanno gia’ cosa vuol dire essere rifiutati e umiliati per una colpa non loro. Affrontano la morte ogni giorno, da soli, in una camera di ospedale o in una capanna dove sono stati abbandonati da tutti. La paura del contagio e il peso economico di sostenere questi bambini fa scappare chiunque; la lotta per la sopravvivenza scoraggia ogni gesto di carità e generosità.

Ma in mezzo a questa tragedia ho conosciuto una persona straordinaria, Suor Maria Marrone. Questa buffa e colorita suora comboniana si dedica ogni giorno come un leone alla sua ‘causa persa’, i bambini sieropositivi di Lira. Con 500 bambini iscritti al suo programma, si occupa delle loro rette scolastiche, distribuisce viveri e beni di conforto alle famiglie in difficoltà, allestisce piccoli progetti autosostenibili per le famiglie attraverso la consegna di caprette e maiali, offre assistenza e calore umano a bambini abbandonati a se stessi e cosa più importante dona un sorriso a tutti quelli che la circondano. Ogni estate organizza un campo estivo dove questi bambini riscoprono il significato di ridere e giocare, imparando anche a fare lavoretti che possano aiutarli a sostenersi economicamente una volta lasciato il campo.

Suor Maria non chiede mai aiuto, non giudica nessuno e soprattutto non si scoraggia davanti a nulla. Di fronte ad un bambino venuto da lei a piangere perché gli avevano detto che sarebbe morto, sorride e risponde: “E allora? Tutti dobbiamo morire prima o poi, io pure!”. Quella che sembra quasi insensibilità è in realtà la risposta di un cuore franco e pieno di amore.

Per Suor Maria l’importanza di una vita umana non è determinata da un punteggio o una valutazione degli anni che un individuo può vivere. Ogni persona e soprattutto ogni bambino ha diritto allo stesso affetto, calore e supporto; la vita si difende oggi, domani è un altro giorno. Conoscere Suor Maria è stata un’esperienza incredibile e la ringrazio ancora per aver condiviso con me il suo ottimismo e il suo coraggio. La storia di Robina e di molti altri bimbi mi ha insegnato che nessuna causa è veramente persa se il premio in palio è il sorriso di un bambino malato.

Linda