Le terre in mare

Ci arriva dal Pakistan un grido di aiuto.

Attraverso le drammatiche parole della carissima Suor Agnese Grones, originaria di Livinallongo (Belluno) e da anni missionaria in varie zone del mondo, siamo un po’ più vicini nel comprendere l’entità della catastrofe che si sta abbattendo nelle città e nei villaggi nordorientali del Paese. A fronte di uno sconvolgente silenzio mediatico.

 

Lahore, 5 settembre 2010

Amici carissimi,

so che desiderate conoscere la situazione gravissima del Pakistan e volentieri vi apro il cuore e vi comunico in che terribile realtà versa questa tormentata e sconvolta popolazione.

L’alluvione è praticamente un incontrollabile diluvio. Le zone colpite sono gravemente disastrate. Una quantità di acqua inimmaginabile ha ridotto i fiumi e le terre in mare ed essendo l’acqua ormai incontenibile (fino a 60 metri di profondità!) continua a scorrere con violenza (fino a 10 metri di altezza dal suolo!). La settimana scorsa ha coinvolto nella devastazione 40 nuovi villaggi nelle vicinanze di Multan dove si stanno industriando al massimo per impedire che le acque raggiungano la città principale.

Dalle notizie fornite dai media avete appreso quanti morti – anche non si può conoscere il numero – e quanti quanti e quanti disastrati sono rimasti vivi per miracolo ed ora, sfiniti, soggetti a colera, infezioni e altre malattie, sono ammassati in campi per rifugiati (pochi e male assistiti) e tantissimi di loro sono riuniti in gruppi ancora privi di assistenza.

Gli aiuti internazionali sono insufficienti e incredibilmente malvisti dai Talebani i quali hanno ucciso tre volontari e feriti altri cinque. La Caritas e altre organizzazioni si danno da fare, ma sono limitati in numero e in possibilità. Il Governo, da parte sua, è scandalosamente lentissimo e più impegnato a litigare con i politici per assegnare le competenze di assistenza che ad assistere e ad aiutare i più poveri.

Inoltre, durante le settimane post alluvione, si è scatenata una violenza che sembra non finire: bombe a Lahore e Quetta, uccisioni a Karachi e in altri paesi.

I Vescovi hanno affidato alle comunità religiose il compito di ottenere sussidi e unirsi per assistere direttamente i bisognosi. Anche noi faremo la nostra parte, appena avremo fondi.

Se ci potrete aiutare vi saremo tanto grate in nome di Dio e dei poveri.
Grazie perché mi ricordate e amate, grazie infinite se mi darete la possibilità di aiutare i fratelli e le sorelle – specialmente i cristiani perseguitati – che tanto soffrono.

Un grosso abbraccio di comunione ad ognuno.

Unita nella preghiera e nell’impegno,

Vostra missionaria
Sr. Agnese Grones