Ogni tenebra ha la sua luce

Sono da poco tornata da un viaggio in Uganda di circa 40 giorni. È stato un viaggio particolare, alla scoperta del mondo, delle sue meraviglie e sofferenze, e in un certo senso anche delle mie. L’Uganda è un Paese ricco di bellezza, di colori sgargianti, di sorrisi e canti, di panorami mozzafiato per una natura che a volte è selvaggia e rigogliosa e altre volte arida e stepposa. Un viaggio in una terra caratterizzata da povertà endemica, però, è un viaggio anche tra le tenebre del mondo. Tra slum (baraccopoli) costruite tra le fognature, capanne di sterco in cui si entra a malapena ma dove (non si capisce come) vivono famiglie intere. Tra analfabetismo, malattie mortali altrove curabili o facilmente prevenibili (come malaria, tifo e colera), ospedali sovraffollati di malati e sottodimensionati nell’organico.

Proprio in questo viaggio di tenebre, di incontri di grandi sofferenze e miserie, ho scoperto la bellezza e l’importanza della luce. Ho scoperto che la speranza può chiamarsi Gilbert, avere poco più di 30 anni e offrire la sua “casa” (composta da un’unica piccola stanza) ai bambini di strada perché abbiano uno spazio sicuro in cui trovarsi a ballare e cantare. Ho scoperto che la luce può avere le sembianze di un pediatra, che lavora instancabilmente da anni per raccogliere i fondi necessari a ridurre le sofferenze disumane dei bambini affetti da una dolorosissima forma di anemia falciforme. E poi, ho scoperto che anche io posso essere speranza e luce, quando mi ritrovo a consegnare un rifornimento di latte in polvere alle Suore di Madre Teresa proprio il giorno in cui avevano finito tutto e non restava che il thè per i 50 bambini malnutriti di cui si prendono cura. L’incontro con questi bambini mi colpisce particolarmente. I segni della fame sono evidenti nel loro corpo, eppure i loro volti sembrano sereni e grati: hanno un posto in cui qualcuno si prende cura di loro, saziando quotidianamente la loro fame di cibo e d’amore. Per l’ennesima volta in questo viaggio, guardandoli, mi commuovo. Sento forte la gratitudine di far parte di “Insieme si può…” e di poter contribuire a progetti come quello della consegna di cibo e latte, con cui si sfamano centinaia di bambini ogni anno. Con progetti così si regala molto più di un semplice pasto: si dona speranza, futuro e luce. Arrivata a casa, dopo la visita all’orfanotrofio, mi prendo un momento per lasciar decantare quanto visto e vissuto, e il mio cuore mi detta queste parole:

Oggi ho pianto
un pianto senza lacrime.
Le hanno versate per me
i loro occhi,
profondi come la notte.
Ricchi nel loro amore,
coperti di mosche e stracci,
accolgono me
nuda
nella mia ricchissima miseria.

La notte prima del mio ritorno mi sono seduta in giardino a riflettere sul mio viaggio, sotto un cielo in cui brillava una sola stella. Osservandola splendere coraggiosa in una notte di nuvole e nebbia, ho imparato la lezione più grande di questo viaggio: anche quando non si vede, quando tutto sembra tenebra, il cielo è stellato. Ogni tenebra ha la sua luce.

Francesca Costantini – Responsabile progetti internazionali ISP