Una strada a tinte forti

Le due settimane da poco trascorse con Piergiorgio e Zaina in Madagascar sono state caratterizzate da tanti “viaggi nel viaggio”… Ore interminabili a bordo di automobili sgangherate e pulmini scassati, per percorrere km e km di strade disastrosamente bucate dalla pioggia torrenziale e dalla povertà di uno Stato che non investe da troppi decenni nel garantire sicurezza ed infrastrutture. Strade ingombre di “carrozze” trainate da uomini e da zebù, in una realtà che è rimasta intrappolata in un’altra epoca. Mentre le percorro, ho l’impressione che il Madagascar sia una terra privilegiata e al contempo maledetta per le sue ricchezze, resa incandescente tutti i giorni da un sole che ogni sera, puntuale, omaggia il suo popolo sorridente con tramonti mozzafiato che tingono di viola e di meraviglia anche i panorami più poveri e i villaggi più emarginati. Queste strade ci hanno portato in destinazioni sempre diverse e nuove, ma anche sempre simili e familiari nella loro capacità di riconnetterci all’umanità più autentica e ferita.

Delle centinaia di km che abbiamo percorso, alcuni mi hanno particolarmente colpito. Sono quelli che ci hanno portato alla scuola di Bevovoka e al villaggio della futura scuola di Antsakoafaly. Sono gli ultimi sogni resi realtà dal nostro carissimo Maurizio Crespi, che ci ha accompagnato dall’alto anche in questo viaggio per le terre del Madagascar che tanto amava, nascondendosi nello sguardo accogliente dei vecchietti dell’ospizio, nelle pareti con piastrelle a rombo del carcere, e nella gioia travolgente dei bambini delle “sue” scuole. La strada che percorriamo per raggiungerle è tortuosa e piena di buche profonde quanto la nostra auto, costretta a continue retromarce e acrobazie. Più volte nel percorrerla ci siamo detti: “Basta così, torniamo indietro. La fatica e il rischio di restare bloccati sono eccessivi.” Eppure, ogni volta l’idea di far visita ai bambini, di vedere la speranza accesa nei loro occhi dal poter prendere posto tra i banchi di scuola anziché tra i campi da coltivare, ci ha motivato ad andare avanti mora mora (piano piano), come si dice in malgascio, una buca alla volta. Tutte le fatiche, la determinazione e la tenacia sono state abbondantemente ripagate dalle feste che ci aspettavano nei due villaggi. Musica, cori e canti ci hanno accolto, mentre le comunità ci avvolgevano in teli coloratissimi – secondo la tradizione di questi villaggi, quando si avvolge qualcuno con un telo, legandoglielo in vita, si sancisce per sempre un legame indissolubile. Ancora una volta, i colori del mondo malgascio mi colpiscono: sono vividi, vivaci, forti. Sembra non esserci spazio per emozioni pastello in queste vite segnate dalla povertà estrema e dall’altrettanto assoluta voglia di rivincita, di riscatto.

Guardo, commossa come sempre, i bambini di Bevovoka e di Antsakoafaly e rifletto con gratitudine e soddisfazione su come questo viaggio in Madagascar e questa strada verso i suoi villaggi più poveri e remoti sia l’ennesima metafora della vita con “Insieme si può…”. Una vita dedicata agli ultimi, spesso tortuosa, che ogni tanto ti fa venire voglia di mollare tutto. Una vita in cui non sempre è facile capire se i sacrifici valgano la pena fino in fondo. Una vita che, però, percorre una strada che, se scegli di seguire fino in fondo, ti tinge con i suoi colori forti e gioiosi, coinvolgendoti e accogliendoti con legami indissolubili, autentici ed umani.

Francesca Costantini – Responsabile progetti internazionali di “Insieme si può…”