Una borsa di studio per Maggie

Maggie ha 17 anni e già due figli. Vive a Nachora, un piccolo villaggio del Karamoja, regione del Nord Uganda con oltre tre quarti della popolazione analfabeta, in una manyatta (tradizionale insediamento karimojong, ndr) dove povertà e tradizioni rendono difficile l’accesso all’istruzione.

L’abbiamo incontrata durante un sopralluogo. Parlava un ottimo inglese e si è offerta come interprete. Quando le abbiamo chiesto dove l’avesse imparato, ci ha raccontato che andava molto bene a scuola e che studiare era il suo sogno più grande. Dopo la primaria, però, ha dovuto fermarsi. La sua famiglia non poteva permettersi la scuola secondaria e, come accade troppo spesso in Karamoja, è stata data in sposa in cambio di una dote, che ha rappresentato una fonte di reddito essenziale per la sopravvivenza degli altri familiari e che ha significato contemporaneamente la rinuncia alle proprie aspirazioni personali.

Purtroppo, il marito l’ha abbandonata poco dopo il matrimonio, lasciandola sola a crescere i suoi bambini di 5 e 3 anni.  Nonostante questa difficile situazione, Maggie non ha mai smesso di desiderare di tornare tra i banchi di scuola. Con orgoglio e rimpianto ci ha mostrato le sue vecchie pagelle, piene di voti alti.

Il suo talento e la sua determinazione non sono passati inosservati e abbiamo fatto quanto possibile per permetterle di riprendere gli studi. Oggi, grazie al progetto “Borse di studio”, Maggie ha potuto riprendere gli studi e frequenta con successo la Nadunget Secondary School. È determinata a costruire un futuro diverso per sé e per i suoi figli, un futuro che comincia dallo studio e dalla formazione personale.

Ogni giorno, storie come quella di Maggie si trascinano avanti senza trovare un lieto fine, costringendo moltissime bambine e adolescenti a una vita di miseria, insicurezza e abusi, senza prospettive. Attraverso la scuola e l’istruzione riusciamo invece ad assicurare un futuro a centinaia di bambini – e soprattutto bambine – affinché possano vivere la loro età e riappropriarsi con consapevolezza dei diritti che troppo spesso vengono loro negati.

Stefania Ceruso – Direttrice ISP in Uganda