Tutti a scuola?! L’importanza della punteggiatura

Quando a scuola ci spiegavano l’uso della punteggiatura, gli insegnanti si cimentavano in una varietà di esempi per farci capire quanto importanti fossero quei piccoli segnetti, apparentemente meno nobili delle maestose lettere dell’alfabeto (che, non a caso, ci erano state insegnate fin dalla prima elementare, se non dall’asilo), per dare un senso compiuto al testo scritto.

Ora, non mi soffermerò sull’analisi di punto, virgola, punto interrogativo o esclamativo, punto e virgola – quest’ultimo un mistero ancora per molti, anche se giunti ormai in età adulta – perché non sono di mia competenza, ma sull’importanza di questi segni grafici, spesso malvisti dagli studenti o considerati apparentemente poco utili.

La punteggiatura è nel DNA di “Insieme si può…”, da sempre: quei tre puntini di sospensione finali sono una componente significativa del nome dell’associazione, anche se molte volte vengono eliminati per comodità, velocità, per rendere scorrevole il discorso. È lì, però, che si concentra parte dell’essenza di ISP: quei tre puntini lasciano il discorso aperto ma non intentato; permettono a ciascuno di completare la frase individualmente, condividendo con gli altri qualcosa di se stessi e portando il proprio personale mattoncino alla costruzione di un mondo migliore; ci parlano del futuro, che tanto abbiamo fatto ma che tanto resta ancora da fare e non dobbiamo smettere di crederci ed agire.

Anche nel progetto “Tutti a scuola?!”, rilanciato a settembre scorso per sostenere il diritto all’istruzione in favore di circa 80 studenti del Bellunese e 320 bambini di alcune scuole ugandesi sostenute da ISP, la punteggiatura non è casuale, ma stavolta c’è anche un segno intruso: il punto interrogativo.

Quel punto interrogativo ci dice che la scuola non è scontata per tutti, come sappiamo bene dovrebbe essere, e che questa pandemia ha messo in discussione da quasi un anno – e sta continuando ad indebolire – uno dei punti fermi per la crescita dei ragazzi, sia sul piano individuale che sociale.

Quel punto interrogativo ci dice che non occorre andare a migliaia di km di distanza per trovare famiglie che fanno fatica a garantire ai figli in età di obbligo scolastico i libri di testo, la cancelleria di base, il trasporto, le tasse di iscrizione, nell’Italia che, all’articolo 34 della sua Costituzione, ha scritto: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. […]”. È solo di qualche mese fa, dopo aver consegnato uno scatolone con penne, colori e quant’altro ad una famiglia con due bambine alle elementari tramite l’assistente sociale di riferimento, la telefonata di ritorno di quest’ultima dicendo testuali parole: “Non ho mai visto delle bambine piangere per dei quaderni”.

Quel punto interrogativo ci dice anche che, quando una scuola chiude in Uganda, ogni giorno perso significa spesso l’allontanamento dal treno che porta ad un futuro di dignità ed autodeterminazione di quegli studenti, futuro proprio e della propria comunità. Dal lockdown di marzo 2020 abbiamo però cercato di evitare quell’allontanamento, attraverso un progetto di scuola a domicilio: i bambini hanno ricevuto materiale scolastico, libri ed eserciziari e sono stati regolarmente seguiti – porta a porta – da insegnanti ed assistenti sociali, in modo da riuscire a seguire il programma scolastico senza essere lasciati indietro.

Quel punto interrogativo ci dice che… Abbiamo la soluzione per eliminarlo! Sono i tre puntini di sospensione di “Insieme si può…” la nostra penna rossa da correzione: sono quelli che, ognuno per la propria parte, ci permetteranno di tracciare un bel segno e cancellare l’intruso, per scrivere insieme il più bello dei TUTTI A SCUOLA!

 

Francesca Gaio