Quanto costa il tuo sogno?

Gerard ha 74 anni, un miracolo per un uomo nato, cresciuto e vissuto da sempre in uno dei peggiori slum ugandesi. Gerard ha 74 anni, ma quando l’ho conosciuto sembrava la vita l’avesse abbandonato da molto tempo. Sedeva di fronte alla sua capanna: un mucchio di borse di plastica incastrate in un complicato intersecarsi di rami, che non lo proteggevano né dal caldo torrido né dalle tormente violente che si alternano nel clima imprevedibile della regione di Kampala. “Gerard è stato fortunato” – ci racconta il nostro amico e partner Chris – “questi signori gentili gli hanno permesso di costruirsi un riparo nel loro terreno”. In effetti, la casa dei “signori gentili” era fatta di fango e lamiera, ma sembrava comunque una dimora di lusso in confronto alla capanna ammuffita. Costernati e rattristati, ci fermiamo a chiacchierare con Gerard. È un uomo di poche parole, ma si apre con noi e ci racconta il suo sogno: diventare il calzolaio del quartiere. Mi si stringe il cuore ad ascoltare ed accogliere una vita tanto umile. Il quartiere che ci circonda è a dir poco desolante, riporta tassi di sieropositività elevatissimi e la qualità di vita è a dir poco miserabile. Eppure Gerard non sogna il lusso, nemmeno di scappare da tutta quella povertà. Sogna la dignità di un lavoro e di una dimora più umana. Ma la miseria, quella vera, ti arriva a negare perfino i sogni.

Mentre torniamo in ufficio, parlando con Chris ci assicuriamo che tra i beneficiari del progetto sostenuto da “Insieme si può…” venga incluso il nostro nuovo amico. Qualche mese dopo torniamo a trovarlo. Ora Gerard vive in una stanza dignitosa, il cui affitto viene garantito attraverso il nostro progetto. La vera sorpresa però arriva qualche mese dopo. Alla visita successiva troviamo un Gerard raggiante, negli occhi l’orgoglio di una dignità recuperata. Ci sorride dal suo “shop”: una baracca di legno in cui sono disposte scarpe, stivali e scarponi pronti ad essere riparati dalle sue mani abili. Ai nostri occhi occidentali sembra quasi difficile definirlo un negozio, eppure la soddisfazione e la fierezza negli occhi di Gerard non lasciano dubbi. Siamo talmente commossi che esprimiamo a fatica la gioia nel vedere la sua trasformazione, costata al progetto poco più di 50€. Ora, Gerard ha 74 anni e i suoi occhi parlano di vita, di futuro e di un sogno divenuto realtà.

Pochi giorni dopo mi trovo nuovamente ad affrontare la realtà che i sogni sono un privilegio. Da mesi aspettavo il ritrovo con Daniel, il mio “fratello a distanza” ugandese, così gli avevo proposto di scegliere un bel posto in cui mangiare insieme. Arrivati al ristorante da lui scelto, il suo entusiasmo è stato direttamente proporzionale al mio sgomento: davanti ai nostri occhi si ergeva la brutta copia sbiadita e in rovina di un hotel in disuso di un film di Wes Anderson. “Sai, è tutta la vita che vedo questo posto da lontano e nelle pubblicità e ho sempre sognato di andarci, ma non ho mai potuto permettermelo”, mi ha confessato. Mentre dai divanetti vecchi e sgualciti Daniel continuava ad esprimere la gioia e gratitudine per averlo portato in un posto “così bello e lussuoso”, io pensavo malinconica che l’unica vera bellezza del posto secondo i nostri canoni era il panorama. Naturalmente, il pranzo quel giorno l’ho offerto io. È costato 7 € a testa.

Aver realizzato il sogno di mio fratello e quello di Gerard con un simile “investimento” mi ha reso molto felice e molto amareggiata allo stesso tempo. Perché viviamo in un mondo in cui le disuguaglianze si vedono perfino nei sogni? Quanto costano i miei sogni, se il prezzo di quelli di mio fratello equivale al costo di un mio sfizio?

Questi pensieri mi riportano, infine, all’ospedale di Kalongo dove da anni ISP sostiene la pediatria. Ogni visita a un ospedale in Uganda mi traumatizza. Non sono abituata alla visione del dolore fisico, mi impressionano sangue e aghi, e non sono mai pronta a vedere le mie paure mescolarsi a tanta miseria. In occasione della mia prima visita, ad avermi colpito particolarmente sono stati i bambini malati di SCD, l’anemia falciforme, che qui causa un’elevatissima mortalità infantile (spesso superiore al 50%), con sintomi dolorosissimi. Quel giorno di ormai 2 anni fa il dottor Tito – pediatra Italiano che ha dedicato decenni di infinite energie ed amore ai bambini di Kalongo – mi aveva rivelato uno dei suoi grandi sogni: riuscire a curare i bambini che soffrono di SCD a Kalongo. Bastano 100 € all’anno a bambino. Il suo sogno è subito diventato anche il mio, e con il supporto di “Insieme si può…” si è trasformato in realtà. Da allora, oltre 100 bambini di Kalongo ricevono cure mediche salvavita e convivono meno dolorosamente e molto più a lungo con l’anemia.

In tanti viaggi diversi mi sono trovata davanti a storie come quelle di Gerard, Daniel o Tito. Ciascuna mi ha portato a riflettere su quali siano i miei sogni, le mie priorità. Quanto costino i miei sfizi e quanto pesi non poter realizzare un sogno da 7 € o salvare una vita con 100 €. Come sempre, ho più interrogativi che risposte. L’unica certezza è la gratitudine e la consapevolezza che il sogno di un mondo più equo e giusto lo condividiamo in tanti, e ognuno contribuisce come può a trasformarlo in realtà.

Francesca Costantini – Responsabile progetti internazionali di “Insieme si può…”