Giacomo aveva solo fame

Più di un anno fa Giacomo si è presentato all’ospedale la prima volta con la mamma incinta di due gemelli e con altre due sorelline. Lui, tre anni, e la sorellina più piccola di due, erano entrambi particolarmente gonfi, senza alcun sorriso, senza voglia di parlare, senza la forza di camminare. Sono stati immediatamente ricoverati per un ciclo di riabilitazione: la malnutrizione li stava devastando.

Dopo un mese sono stati dimessi e rimandati al villaggio. Poche settimane più tardi il personale dell’ospedale di Kalongo, dove “Insieme si può…” interviene proprio con latte in polvere e cibo per il reparto malnutriti, va a visitare la famiglia in casa. Più che casa trovano una sagoma di capanna, per la quale pagano un affitto: il padre purtroppo spende quanto riesce a guadagnare per bere, mentre è la mamma (come sempre) che si prende cura dei figli cercando di coltivare la terra. Ma se non piove, i frutti dell’orto non arrivano e lei proprio non sa cosa inventarsi. I bambini trovano la soluzione: i mango ancora acerbi!

Ma il loro viso, con quell’unico cibo, ricomincia a gonfiarsi, quasi non si vedono gli occhi, le gambe si rifiutano di sostenerli, non hanno voglia di parlare. Il personale medico riporta entrambi, sia Giacomo che la sorellina, subito in ospedale e intanto la mamma dà alla luce i due gemellini.

Ricomincia il percorso riabilitativo per i due bambini, mentre la sorella più grande, che non arriva a dieci anni, gira per il cortile dell’ospedale con uno dei gemelli. I due fratellini con fatica formano una pietosa carovana per seguirla: Giacomo infatti, forse per questa malnutrizione cronica, spesso cade.

Dopo più di un mese il gonfiore inizia a ridursi, ma i bambini non sembrano ancora in salute, perciò la direzione ospedaliera decide di tenerli ancora ricoverati, di seguirli per qualche altro mese. Pian piano le cose migliorano! Giacomo e la sorellina, con un’alimentazione adeguata, stanno meglio, prendono confidenza in loro stessi e verso chi ogni giorno se ne prende cura, mangiano regolarmente e iniziano a camminare bene, a correre, perfino a danzare.

Come non sentire il sollievo anche dentro di noi quando siamo testimoni di queste storie! Questa gioia condivisa, che può derivare anche da piccoli gesti, ci permette di guardare all’altro con il cuore e ci incoraggia a non smettere di impegnarci, giorno dopo giorno, per la costruzione di un futuro migliore.

 

di Marilisa Battocchio, Responsabile progetti a Kampala (Uganda)