“Riscopriamo la scuola come priorità, di tutti”

 

Angela Rui, 63 anni, è di Ponte nelle Alpi e da un anno e mezzo è in pensione dopo una vita dedicata all’insegnamento come maestra alle elementari. Membro del Coordinamento dal 2017, collabora attivamente con varie iniziative di ISP, in particolare portando la sua esperienza professionale nei progetti di formazione con le scuole del Bellunese, una delle attività più importanti dell’Associazione fin dalla sua nascita.

 

Ciao Angela, questa pandemia ci costringe a vederci a distanza, attraverso il cellulare…

Purtroppo sì, speriamo che pian piano si possa ripartire e rivederci dal vivo con più tranquillità. Ormai però sono pratica di tutti i programmi possibili per fare le videochiamate, quindi da questo lato non mi spaventa niente!

Presentati brevemente.

Sono una maestra in pensione, contenta in parte di esserlo per il coronamento di una carriera lavorativa, ma ho ancora tanta passione per il mio lavoro, mi mancano un po’ la scuola, i bambini, i colleghi!

Tre aggettivi per Angela?

Direi idealista, nel senso positivo del termine, perché ho degli ideali e credo fortemente in questi come bussola della mia esistenza. Poi schietta, e sono consapevole che può essere sia un pregio che un difetto, ma sono così! Ed empatica, mi stanno a cuore le persone, sono proprio interessata alla gente, mi affascina la varietà del genere umano.

Tre parole per Insieme si può?

Solidarietà, giustizia, speranza: sono interlacciate per la costruzione di un mondo migliore.

Come hai conosciuto l’Associazione?

L’ho vista nascere all’inizio degli anni Ottanta, conosco Piergiorgio da tantissimo tempo, collaboravamo insieme al Centro Missionario. Ricordo benissimo i primi “vagiti” di ISP, i primi cartelli fatti a mano per le mostre missionarie, e poi l’evoluzione fino ad oggi. Ho sempre partecipato in prima persona, compatibilmente con gli impegni lavorativi, oppure ospitando gli incontri a scuola e coinvolgendo le mie classi in qualche progetto.

Qual è stata la scintilla vera e propria che ha acceso in te la voglia di impegnarti?

Da dentro sento sicuramente la spinta che deriva dalla propensione all’aiuto verso chi ne ha bisogno, non necessariamente un aiuto materiale. È quasi una “sfida”, da sempre, è stato uno degli insegnamenti più importanti dei miei genitori: non posso fare a meno di vedere l’ingiustizia, la necessità, è più forte di me. Poi sono stati significativi gli incontri con persone che si sono messe in gioco in prima linea per il prossimo: missionari, sacerdoti, volontari, che mi hanno mostrato l’esempio concreto. E i libri, la scoperta delle storie altrui attraverso la lettura.

E la benzina, che nel tempo ha alimentato la fiamma?

Anche qui ci sono due dimensioni. Quella personale è un imperativo morale, che mi dice di “non poter fare a meno” di essere empatica con gli altri. Poi ho avuto la fortuna di aver incontrato persone, in primis le colleghe a scuola, con la mia stessa idea di impegno solidale, e questo è stato fondamentale alla lunga. Da soli non si fa niente, solo insieme si va avanti.

Da insegnante, come interpreti il ruolo della scuola?

Il futuro dell’Italia e del mondo intero passa attraverso l’educazione e l’istruzione. Credo fortemente negli incontri che, come ISP, facciamo nelle scuole qui in Italia e nei progetti che realizziamo nel mondo, tutti questi faranno fiorire un nuovo domani. Si semina ora, e sicuramente nascerà qualcosa.

E degli studenti?

I giovani sono ricettivi, creativi, e vanno valorizzati nella varietà delle loro essenze, bisogna sempre tenerlo a mente. E sono sensibili, molte volte sono gli adulti ad interferire. Mi ricordo che molti anni fa avevamo partecipato, con alcune classi dove insegnavo, ad un concorso sull’acqua realizzando un lavoro in collaborazione con Piergiorgio, e avevamo vinto un premio in denaro: sono stati i ragazzi stessi a decidere che quei soldi dovevano essere consegnati a lui perché li portasse in Uganda per realizzare un pozzo.

Cosa pensi della “Carta per la scuola”, scritta da Belluno Comunità che Educa?

L’ho sottoscritta subito e condivisa il più possibile. Concordo pienamente con l’idea di un approccio “non scolastico”, del ruolo educativo svolto non solo dagli addetti ai lavori, ma da tutti i cittadini. Il valore di una comunità educante, come nel passato, va riscoperto: l’educazione è di tutti e per tutti, questo è il messaggio da diffondere.

Cosa ti auguri per il futuro della scuola, intesa in senso ampio?

Sono convinta che l’istruzione debba essere la priorità di tutti i governi del mondo, per un cambiamento vero e concreto; istruzione per tutti, ovviamente, nessuno escluso. Ma anche priorità delle famiglie, di ogni singolo cittadino in ogni parte del pianeta, che si capisca che è la base indispensabile su cui costruire ogni società, grande o piccola che sia.

E per il futuro di “Insieme si può…”?

Sono ottimista, nell’Associazione vedo tante persone che ci credono e che hanno dentro il “fuoco” del voler migliorare in qualche modo il mondo. È poi importante valorizzare l’esperienza di chi è più maturo e contemporaneamente coinvolgere i più giovani, che portano visioni nuove.

Eccoci alla domanda conclusiva: che cosa significa, seconde te, essere ISP?

Essere sempre allertati su quello che ci succede intorno, recepire e riconoscere le difficoltà, i bisogni, le ingiustizie, ed agire, facendo quel che si può. Sempre con lo sguardo allargato, non solo rivolto al proprio orticello.