India un anno dopo…

Corriamo lungo i binari alla ricerca del nostro treno, il viaggio in auto fino alla stazione è stato lungo e il traffico dell’ora di punta ci ha rallentato. Attraversare la città di Chennai è un’impresa a qualsiasi ora del giorno: c’è un ingorgo di auto ad ogni incrocio, i camion con carichi pericolanti tagliano la strada per evitare le mucche, i tuk-tuk (tipici taxi a tre ruote) tentano di farsi largo per portare i clienti a destinazione nel minor tempo possibile; il tutto arricchito da un insistente suono di clacson e dalle canzoni di Bollywood a tutto volume che passano in radio.

Con le valige fatichiamo a farci strada tra le persone, facciamo attenzione a non urtare chi dorme sdraiato a terra o chi, seduto, attende di partire. Finalmente troviamo il treno, camminiamo lungo il binario controllando ogni carrozza alla ricerca di quella che ci avrebbe ospitato per le successive 8 ore: AC First Class (prima classe con aria condizionata), AC 2 e 3 Tier (seconda e terza classe)… Sleeper, eccola! Dai piccoli finestrini con le sbarre, tanti occhi ci osservano con curiosità: tre occidentali carichi di valige accompagnati da un sacerdote indiano non passano inosservati. Saliamo e con non poche difficoltà raggiungiamo i nostri posti, ovviamente già occupati da altre persone. Contrattiamo con gli occupanti per poter stare tutti vicini e ci sistemiamo nelle “cuccette”, semplici tavole imbottite disposte su tre livelli.

Il treno parte, procede lentamente perché le fermate sono molte e ravvicinate, ci facciamo cullare dal suo dondolio per cercare di riposare un po’. Sembra incredibile come in un treno stracolmo di persone che viaggiano sedute per terra, sdraiate lungo i corridoi o aggrappate alle scalette per la discesa, regni il silenzio della notte. Silenzio che alle prime luci del mattino viene rotto da qualcuno che grida “Chai! Chai!”: è l’omino che percorre le carrozze vendendo il tipico the speziato con il latte.

Mancano poche fermate alla nostra destinazione, ci prepariamo e ci avviciniamo all’uscita. Non appena il treno si ferma scarichiamo velocemente le valige e scendiamo, prima di restare bloccati da chi deve salire.

La piccola stazione di Vijayawada a quell’ora del mattino è semi vuota, stranamente tranquilla. Ci dirigiamo verso l’uscita insieme a Vianney, che ci accompagnerà in visita ai progetti nei giorni successivi. Cominciamo a sentire il rumore del traffico che si fa sempre più forte, insieme al mix di odori e profumi che caratterizzano l’aria.

Nel tragitto in auto verso la sede di ASSIST, la nostra casa per qualche giorno, notiamo le immense statue colorate raffiguranti le divinità indù, i piccoli banchetti di fiori e incensi da offrire nei templi, le mucche libere di vagare indisturbate nel traffico, i tuk-tuk parcheggiati a bordo strada pronti a partire alla volta della prima destinazione: è l’inizio di una nuova giornata in India.

Mariaclara Luongo