Un pozzo in 6 passi

1° passo: gli abitanti di Namulaba prendono coscienza di un grave problema.

Nel villaggio di Namulaba, situato a circa 100 chilometri da Kampala, capitale dell’Uganda, vivono circa 5.000 persone. Nonostante il 75% della popolazione sia in età scolare, c’è solo una scuola elementare, mentre il centro sanitario più vicino è a ben 25 km. Così come in molte zone del Paese, uno dei problemi principali della comunità è l’accesso all’acqua. L’unica disponibile è quella di un torrente che passa a valle dell’abitato, ma, visto che sono pochissime le case dotate di servizi igienici, gli escrementi umani, depositati un po’ dovunque, inquinano l’acqua che viene poi bevuta. Questo provoca la diffusione di infezioni intestinali e di gravi malattie come il colera.

La perforazione di un pozzo potrebbe risolvere buona parte dei problemi, ma il costo, pari a circa 7.000 euro, è assolutamente fuori della portata di una popolazione che per I’85% vive al di sotto della soglia di povertà. La fonte principale di reddito è infatti rappresentata dal trasporto di persone con mototaxi (boda-boda), dal taglio e vendita di legname da ardere, dalla preparazione di mattoni per l’edilizia.

Nel corso di un incontro che vede riuniti i capi famiglia, uno di loro informa di aver conosciuto il responsabile dell’associazione Karon Relief, che in un poverissimo quartiere di Kampala sta facendo cose davvero grandi a favore dei giovani, delle donne, delle famiglie in difficoltà. Viene deciso di mandare una delegazione a Kampala per chiedere direttamente un aiuto a Karon.

 

2° passo: la solidarietà si mette in moto.

Il responsabile di Karon Relief (curiosamente il motto dell’associazione è «Together we can», ossia «lnsieme si può»!) li ascolta e capisce che il problema è davvero serio. Così come ha fatto in altre occasioni, decide quindi di contattare Marilisa, responsabile dei progetti di ISP in Uganda, che accetta a sua volta di indirizzare la richiesta alla sede di Belluno.

È il 18 maggio e, a causa del Coronavirus, l’ufficio di “Insieme si può” non ha ancora ripreso in pieno l’attività, per cui tutto rimane in sospeso. Marilisa, però, non demorde e il 5 giugno invia, tramite posta elettronica, una nuova richiesta con il progetto per la perforazione di un pozzo nel villaggio di Namulaba.

 

3° passo: la Provvidenza scende in campo.

Mentre la fotocopiatrice sta ancora stampando il messaggio, una signora entra in ufficio. Dice di aver partecipato ad un incontro durante il quale “Insieme si può…”, dopo aver messo in risalto il grave problema della carenza d’acqua in Uganda, proponeva come soluzione la realizzazione di pozzi dotati di pompa manuale. Chiede quanto è il costo della perforazione e se ci sono delle richieste a cui non è stata ancora data risposta.

A quel punto diventa naturale metterle in mano i fogli appena stampati e ancora caldi. Lei Iegge attentamente e poi dice: “Va bene, ne parlo con mio marito, ma posso già promettere che questo pozzo Io finanziamo noi!”. E così è.

 

4° passo: il progetto si realizza.

Marilisa contatta subito una ditta che, dopo aver inviato sul posto un tecnico con la strumentazione utile per identificare il posto migliore, procede a effettuare la perforazione del pozzo, misurare la portata, verificare la potabilità, installare la pompa a mano e realizzare una piazzola in cemento per agevolare il prelievo dell’acqua. II 4 di agosto la gente di Namulaba ha finalmente a disposizione abbondante acqua potabile sia per bere, sia per le altre necessità.

 

5° passo: l’inaugurazione.

La cerimonia di inaugurazione è un momento di festa per tutta la comunità. Sono presenti anche i bambini della scuola e numerose donne vestite con i loro tipici gomesi (vestito tradizionale locale per i giorni di festa), che alla fine hanno voluto ringraziare personalmente Marilisa  del  grande  dono  del  pozzo, che per Ioro significa un notevole risparmio economico e di tempo visto che ora non sarà più necessario far bollire l’acqua prima di berla.

Come era stato concordato all’inizio, la comunità ha contribuito alle spese di realizzazione del pozzo e alla sua futura manutenzione con un contributo, che in alcuni casi è stata la donazione di generi alimentari provenienti dal proprio campo.

Il capo villaggio ha ringraziato ufficialmente i donatori italiani Mirena e Renato Dardi, “Insieme si può…” e Karon Relief che ha fatto da tramite.

“Questo non è un lavoro che esce dalla pubblicità dei politici”, ha detto, “questo è il pozzo nato dalla generosità di persone che hanno avuto a cuore la nostra situazione. Per noi tutti è ancora oggi difficile credere che questo sogno si sia avverato, eppure siamo qui davanti all’acqua che esce pulita, incontaminata, buona. Adesso tocca a noi mantenerlo. Per questo occorre stabilire un orario di utilizzo del pozzo, dobbiamo eleggere un responsabile che tenga pulito e controllato il posto e dobbiamo insegnare ai nostri bambini come usare la pompa per evitare rotture”.

 

6° passo: finito un pozzo se ne può fare un altro?

Grazie ai social, la notizia della perforazione del pozzo di Namulaba ha fatto ben presto il giro dell’Uganda, con una inevitabile conseguenza: numerose comunità a Masaka, Jinja, Kamuli… si sono fatte avanti per presentare la richiesta di avere un pozzo anche nel proprio villaggio, nella scuola, nel dispensario medico.

Anche in questa occasione possiamo dire che, grazie alla generosità e all’impegno di tante persone, è stato garantito un diritto umano fondamentale: l’acqua è vita e procurarla a chi non ce I’ha significa davvero contribuire alla costruzione di un mondo più giusto.

Piergiorgio Da Rold