Viaggio in Brasile: Dourados

MATO GROSSO DO SUL, TERRA DI “OCCUPAZIONE”

Non è cambiato molto dall’ultima volta che sono stata qui, se non la pioggia e i 3 gradi di freddo che ci accolgono. Immediatamente penso a chi ho già avuto modo di conoscere, che vive dentro una casa costruita con teli di nailon e poche assi di legna.

Il vento pungente non risparmia niente e nessuno: qualche giorno fa ha scoperchiato il tetto della casa e ora sferza con il suo gelo le ultime due piccole nate in quest’area di occupazione. Questa famiglia, tenace e orgogliosa, tenta di riprendersi la propria terra sottrattale dalle multinazionali o dai latifondisti bianchi, costruendo un’abitazione in mezzo ad un territorio destinato alla coltivazione intensiva. Si è insediata qui con grande coraggio, anche a rischio della vita. Rischia per primo di essere scacciata ancora una volta con la forza o uccisa se si ostina a non andarsene, ma rischia la vita anche per le condizioni precarie e disumane in cui è costretta a vivere.

Non c’è elettricità né acqua corrente e sul suo suolo riarso non c’è spazio per coltivare. Fin da quando i portoghesi colonizzarono il Brasile, le popolazioni indigene hanno dovuto lottare per riconquistare i loro diritti, in particolare quelli sulla loro terra, che è la base della loro cultura, della famiglia, della lingua, della preghiera.

Non è facile. Non è facile neanche per noi dire qualche parola più o meno incoraggiante, saprebbe di ipocrisia perché, io per prima, credo poco a un futuro in questo luogo, per questa famiglia. Chi li sostiene sono le Suore della Consolata, che rispondono ai loro bisogni più immediati, ma che li sostengono anche nella loro scelta, pronte a difenderli, pronte ad accoglierli, pronte ad offrire loro una prospettiva diversa.

Edy Battiston – Referente ISP progetti Brasile