
Light for Life: in Siria, Uganda e Ciad
Il progetto “Light for Life”, reso possibile anche grazie al prezioso sostegno di Maratona dles Dolomites – Enel 2025 (svoltasi il 6 luglio scorso in Alta Badia), nasce dalla consapevolezza che, in molti contesti del Sud del mondo, l’accesso ai servizi sanitari di qualità è quasi sempre limitato da infrastrutture inadeguate e carenza di risorse.
Conflitti, povertà estrema, limitato accesso a servizi: sono molti i contesti in cui una delle prime vittime è proprio il diritto alla salute. I progetti volti a promuovere l’uso di energie rinnovabili (che riducono l’impatto ambientale e assicurano soluzioni sostenibili nel lungo termine) e a garantire medicine e carburante per i mezzi di emergenza contribuiscono ad affrontare le sfide sanitarie nelle regioni più vulnerabili, migliorano le condizioni di salute di intere comunità, salvano vite umane.
Per questo ci stiamo impegnando in 3 contesti di povertà estrema a garantire l’accesso alla salute degli ultimi, i più emarginati e vulnerabili:
- in Ciad, nelle periferie di N’Djamena, dove mancano infrastrutture e servizi di base, un centro medico focalizzato sulla pediatria è in fase di realizzazione grazie ai missionari comboniani. Il progetto prevede l’installazione di pannelli solari e generatori per fornire energia rinnovabile e garantire il funzionamento costante della struttura, rispondendo a un bisogno concreto della comunità.
- in Uganda, dove il centro medico di terzo livello “Mary Queen of Peace” serve oltre 2.000 persone in un’area povera e fragile. Nonostante disponga di un ecografo, la mancanza di energia elettrica e di competenze adeguate ne limita l’utilizzo. Il progetto mira a installare pannelli solari per garantire energia e a formare un operatore sanitario nell’utilizzo dell’ecografo, offrendo un servizio essenziale per salvare vite, in particolare di mamme e bambini.
- in Siria, nella provincia di Azaz, devastata dal conflitto, il campo profughi di Bab Al Salaam accoglie oltre 30.000 persone, tra cui donne incinte, malati e bambini privi di accesso a cliniche e ospedali. Il progetto sostiene un’unità medica mobile che raggiunge le persone più isolate, fornendo cure essenziali. Garantiremo un anno di operatività dell’automedica e sosterremo l’assunzione di un’ostetrica, per ridurre la mortalità materna e migliorare il benessere delle donne in gravidanza e delle neomamme.