“Non dimentichiamo l’Ucraina”

Abbiamo intervistato Mykola, 28 anni, nato e cresciuto in una piccola città vicino a Lviv (Leopoli in italiano), nella parte ovest dell’Ucraina. Ha studiato e vissuto in Polonia per qualche anno e dopo la laurea si è trasferito a Malta, dove ha iniziato a lavorare come sviluppatore di software. L’anno scorso, dopo più di cinque anni, è tornato in Ucraina per essere più vicino alla famiglia. Ora vive a Lviv e lavora da remoto per un’azienda maltese.

 

Ciao Mykola, come stai vivendo questi tragici mesi?
Ogni giorno il pensiero torna al 24 febbraio, quando la mia famiglia mi ha svegliato dandomi l’annuncio che la guerra era cominciata. Nessuno credeva davvero che, nel XXI secolo, un Paese confinante ci avrebbe fatto la guerra. Il giorno dopo, io e la mia ragazza abbiamo deciso che avremmo dato il nostro aiuto e siamo andati alla stazione ferroviaria di Leopoli, dove c’era un incredibile afflusso di persone in fuga dalle zone di guerra che aveva bisogno di cose essenziali come cibo e vestiti: siamo andati a fare la spesa, che abbiamo consegnato alla biblioteca regionale di Lviv, diventata nel frattempo un centro di volontariato e prima accoglienza.

E poi?
Nei giorni seguenti molte persone, anche lontano dall’Ucraina, ci hanno offerto il loro aiuto da lontano, senza poterlo fare fisicamente, così io e i miei amici abbiamo deciso di aprire un conto bancario per poter raccogliere donazioni e abbiamo chiesto ai vari centri di volontariato che ci comunicassero le loro necessità, per poter poi andare ad acquistare i prodotti e fornirglieli. Molti articoli però erano di difficile reperimento, soprattutto le medicine.

A distanza di quattro mesi, come valuti la situazione?
Ora la guerra è la mia nuova realtà. La mia vita è quasi tornata alla “normalità”, se non fosse per gli allarmi delle sirene antiaeree che a volte colpiscono anche la mia città. Vivendo in regioni più “sicure” dell’Ucraina, anche io ho ripreso a lavorare e nel fine settimana continuo ad aiutare gli altri.

Quali pensi siano i beni materiali ancora necessari in questo momento?
Molte persone hanno perso tutto quello che avevano e quindi c’è bisogno praticamente ancora di ogni cosa: cibo, medicinali, vestiti, prodotti per l’igiene e anche mezzi di trasporto per consegnare le forniture dei beni raccolti. Continuiamo a utilizzare tutti i fondi raccolti tramite le donazioni per acquistare i prodotti sopra citati.

Serve anche un sostegno psicologico, secondo te?
Sicuramente molti ucraini hanno bisogno anche di un sostegno psicologico, anche se penso che forse è troppo presto per parlarne adesso che ci sono persone ancora in pericolo. Le persone che ora si trovano in prima linea hanno più bisogno di un sacco a pelo e del cibo caldo.

Secondo te cosa dà speranza alle persone colpite da questa drammatica situazione?
È davvero molto difficile seguire le notizie, vedere le immagini delle persone uccise, violentate e torturate, ascoltare le storie degli sfollati che sono riusciti a fuggire dalle bombe e dai missili. Solo la solidarietà nell’aiutare gli altri salva nei momenti di tristezza e dolore per i nostri compatrioti. La nostra gente sta soffrendo per mano della Russia, ma resiste esprimendo atti di eroismo e tale forza ci fa sperare per il futuro, benché le ferite aperte nell’animo delle persone saranno sanate con difficoltà.

Qual è la tua più grande sfida quotidiana?
Date le circostanze, io non posso dire di aver affrontato nessuna sfida in particolare. Perché non ho, nemmeno lontanamente, sperimentato sulla mia persona nessuna delle atrocità che altri ucraini hanno subito nelle zone di guerra. Ma le testimonianze degli sfollati e le dettagliate descrizioni delle atrocità perpetrate dall’esercito russo ai danni dei civili, uniti agli atti di eroismo dei soccorritori e dei volontari, mi impone moralmente di continuare a prestare la mia opera nell’aiutare i miei connazionali più duramente colpiti.

Come pensi che noi, come individui e come Associazione, potremmo sostenerti, oltre all’invio di fondi che da mesi stiamo effettuando?
Apprezzo davvero tutto il sostegno di “Insieme si può…”, con il vostro aiuto siamo già riusciti ad aiutare e salvare la vita di molte persone, e non smetteremo di sicuro adesso di farlo. Al momento ci sono anche altri modi per aiutare oltre le donazioni: ad esempio molti ucraini in fuga dal Paese hanno bisogno di sostegno materiale e psicologico nei vari Paesi dell’Europa in cui hanno trovato rifugio, tra cui l’Italia, e dar loro una mano è significativo, anche dal lato morale. La cosa fondamentale è non dimenticare, quindi tutto quello che viene fatto, anche se apparentemente sembra un piccolo gesto, è invece molto importante.