La spinta di un cuore non tiepido

Leonella Costantin è la responsabile del Gruppo di Castellavazzo-Longarone e membro del Coordinamento di ISP. Un impegno iniziato 40 anni fa confezionando i pacchi per le varie missioni nel mondo, che è continuato nel tempo e continua tutt’oggi, tra le attività di raccolta fondi per i progetti nel mondo e l’affiancamento ad alcune situazioni di difficoltà del territorio in cui abita, spinta (a volte troppo!) dal cuore, ma consapevole dell’importanza del fare rete.

Presentati brevemente.
Sono nata a Forno di Zoldo nel 1957, abito a Castellavazzo da oltre 40 anni, sposata, madre adottiva di due figli, nonna felice di tre nipoti. Sono la responsabile del Gruppo di Castellavazzo-Longarone e da ottobre 2023 sono anche membro del Coordinamento di ISP.

Come ti definiresti in tre parole?
Fin da piccola ho sentito dentro di me la propensione verso i bisogni degli altri; poi sono una che segue il cuore, non tanto impulsiva ma se sento “a sentimento” di dover fare una cosa la faccio, invece alcune volte dovrei imparare a ragionare un po’ prima di agire… Il mio riferimento è Madre Teresa di Calcutta, soprattutto quando dice che “chi ha bisogno ha bisogno adesso”: non sono capace di disinteressarmi se so che posso fare qualcosa io in prima persona per dare una mano in una situazione di necessità.

Come definiresti ISP in tre parole?
Azione, ascolto e capacità di affrontare le difficoltà. Quando vado alla festa annuale dei Gruppi ISP mi ricarico, sento la positività delle persone che non fanno mancare il proprio impegno anche davanti ai problemi, in una condivisione di intenti.

Come hai conosciuto ISP?
Nel 1984, mi ero trasferita da poco a Castellavazzo e ho conosciuto Lidia Padovani e un gruppo di signore che in canonica facevano il laboratorio missionario confezionando pacchi con materiale di prima necessità (vestiti, bende per i lebbrosi, ausili…) da inviare nelle varie missioni. Mi ricordo ancora cosa mi disse Lidia la prima volta che ci siamo incontrate: “la tiepidezza non viene premiata, viene castigata”, per ribadire l’importanza dell’impegno ad agire per le cose in cui si crede profondamente.

Cosa ha fatto scoccare in te la “scintilla” dell’impegno concreto?
Il mio carattere, come dicevo prima se percepisco che qualcuno ha bisogno di aiuto e io posso fare qualcosa non mi tiro indietro, e mi sembrava che “Insieme si può…” fosse il contesto giusto per concretizzare questo mio modo di essere.

Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo e fatto proseguire questo tuo impegno?
Fa parte della mia etica, del mio modo di concepire la vita: mi sento in debito per quanto ho avuto, e sento di doverlo in qualche modo condividere con il prossimo.

In questo numero, attraverso l’iniziativa del formaggio in collaborazione con Lattebusche, sosteniamo il progetto “La povertà a casa nostra”, a supporto delle famiglie in difficoltà del territorio bellunese. Qual è l’importanza di un progetto come questo in un contesto come il nostro?
L’importanza sta nel sostegno nel momento del bisogno, ma all’interno di un percorso che a medio-lungo termine possa dare le basi per l’autonomia: questo principio vale nel nostro territorio così come nei progetti che ISP realizza nel mondo. Evitare per quanto possibile l’assistenzialismo per dare la dignità alle persone di poter determinare le proprie scelte, con la speranza che chi è stato aiutato possa poi ricambiare – per quanto gli è possibile – aiutando a sua volta qualcun altro che ne ha bisogno.

Anche tu stessa sei impegnata in prima persona in alcune di queste situazioni: quali sono le difficoltà che incontri e quali invece le cose che ti motivano a continuare?
La difficoltà principale è l’insicurezza su quale sia la cosa giusta da fare, e per questo è fondamentale il confronto con i servizi sociali e le altre associazioni o i soggetti coinvolti nella situazione. La motivazione viene dal mio carattere e, come dicevo, dalla volontà di restituire parte della fortuna avuta.

Da membro del Coordinamento di ISP invece ti chiediamo: qual è la valenza della collaborazione con aziende e altri soggetti del territorio nel supporto alla realizzazione dei progetti dell’Associazione?
L’importanza del fare rete è fondamentale: all’interno di ISP tra i vari Gruppi, poi tra l’Associazione e le altre realtà con le quali collabora e che ne sostengono l’attività… Bisogna parlarsi, coinvolgere quante più realtà possibili, condividere gli intenti per capire come agire.

Cosa ti auguri per il futuro di “Insieme si può…”?
Utopisticamente direi che sempre meno persone abbiano bisogno di ISP, realisticamente che non perda mai la generosità, la credibilità, la sensibilità, l’amore nel fare le cose, la corrispondenza tra il parlare e l’agire.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Sognare perennemente un mondo migliore, ma anche essere concreti e coerenti con il proprio pensiero.