La ricchezza del viaggio

Avere la possibilità di viaggiare è un dono grandissimo, ma è anche in parte un sacrificio, perché sei costretto a rinunciare alle sicurezze di una vita, e in me c’è sempre anche un po’ di paura di come troverò le cose al mio ritorno, o di come sarò cambiata io quando tornerò dal viaggio… Ma quell’impulso che sento partire come un brivido dalla nuca e che ogni volta mi spinge a comprare un nuovo biglietto aereo è più forte di tutto. È più forte perché viaggiare diventa parte integrante della persona, perché in un viaggio ti nutri, impari, cresci, e dopo che sei tornato tutta quest’energia pian piano si esaurisce e senti l’esigenza, la fame di dover ripartire.

La vera bellezza è arrivare in punta di piedi, osservare, lasciare che le cose entrino dentro di te senza forzature e rimuovendo i blocchi. Il primo giorno che sono arrivata in Uganda, nel 2019, tutte le persone che ho incontrato mi hanno ripetuto che dovevo dimenticarmi tutte le cose che avevo imparato fino a quel momento, per essere libera di imparare tutte quelle nuove che mi aspettavano. Avevano ragione. Serve spazio per imparare cose nuove, servono occhi e orecchie liberi da ogni stereotipo e da ogni preconcetto. Serve imparare che non sei a casa tua, che le cose possono essere diverse da come le hai sempre vissute e che ci sono mille colori a questo mondo, che ancora non hai visto.

E quando sei pronto ad accogliere tutto quello che può succedere, allora i fili iniziano a tirarsi da soli. Le cose accadono e le vedi in maniera completamente diversa, piano piano impari a vivere le culture dei luoghi in cui sei, a interpretare i gesti con le mani, e, se guadagni la fiducia delle persone che hai intorno, si attiva un meccanismo di scambio di informazioni che è bellissimo. È lì che inizi a ricevere i veri doni. Quando ti confronti sulle leggende, su come si taglia la legna, sulle feste, su come si dice grazie e come si chiede scusa. Quando la curiosità ti mangia e inizi a domandare delle cose che possono sembrare sciocche, e poi questi discorsi finiscono sempre ridendo. Oppure quando io racconto cosa mi ha insegnato mio nonno sugli alberi, e loro mi mostrano le piante locali, mi raccontano di come vengono usate.

È importante mantenere sempre una gran parte di umiltà in un viaggio, lasciare la presunzione a casa.
Ed è solo cooperando che le cose funzionano, in qualsiasi parte del mondo… È grazie allo scambio di informazioni che si cresce, che ci si mette in gioco e anche in discussione, è così che si ricarica il vuoto. E, soprattutto, si capiscono davvero le cose. È così che un viaggio ha davvero senso. Belli i souvenir, belle le fotografie e le cartoline, belli i ricordi, ma vogliamo mettere la bellezza di tornare a casa con un nome diverso? Perché te lo sei guadagnato, perché sei una di loro, perché… Quanto è magico sentirsi chiamare Nakiru (pioggia) perché quando sei arrivata in Karamoja pioveva, e ciò significava che la pioggia ti aveva portato da loro?

Torno sempre arricchita da un viaggio, e sono convinta di avere molta più ricchezza io nella valigia rispetto a quella che posso aver lasciato. Mi sento quindi di dire che sono una persona immensamente fortunata a poter viaggiare, e che sono una persona immensamente ricca per tutto quello che riporto a casa, che è dentro al mio cuore e mi nutre, mi dà la carica, la voglia di imparare ancora di più. E quindi di ripartire, perché ho scelto di vedermi in quello che mi è estraneo.

Andrea Caldart