La misura della solidarietà

Alessandra Buzzo è entrata in contatto con ISP mentre aspettava il suo quarto figlio 28 anni fa, colpita in particolare da alcune parole di Piergiorgio Da Rold sulla misura delle proprie azioni: da allora ha provato ancor di più a mettere in pratica la solidarietà, a “percorrere la strada giusta” come dice lei. Per 10 anni sindaca di Santo Stefano di Cadore, durante il suo mandato nel 2011 su questa strada ha trovato 90 ragazzi richiedenti asilo, e la misura è diventata ben presto concreta.

Presentati brevemente.
Sono Alessandra Buzzo, già sindaca per 10 anni del Comune di Santo Stefano di Cadore e per 5 anni Presidente dell’Unione Montana Comelico, impiegata amministrativa presso l’Istituto Comprensivo di Santo Stefano di Cadore e Comelico Superiore, Presidente della Cadore cooperativa sociale delle Dolomiti, da sempre attenta ed impegnata nel sociale.

Come ti definiresti in tre parole?
Una testarda, determinata, sognatrice.

Come definiresti ISP in tre parole?
Amore, concretezza, coerenza.

Come hai conosciuto ISP?
Ho conosciuto l’Associazione 28 anni fa quando ero in attesa del mio quarto figlio, attraverso un incontro con Piergiorgio Da Rold.

Cosa ha fatto scoccare la “scintilla” dell’impegno concreto?
Le parole di Piergiorgio fin da subito hanno trovato posto nel mio cuore e lasciato il segno in ogni mia azione: “saremo misurati in base alla carità (in senso ampio) che sapremo praticare nei confronti dei nostri fratelli”.

Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo e fatto proseguire quest’impegno?
La benzina era ed è la consapevolezza di tentare, con tutti i miei limiti, di percorrere la strada giusta.

In quest’ultimo numero dell’anno del quarantennale di ISP non potevamo non parlare di solidarietà, uno dei pilastri (se non il più importante) su cui si fonda l’Associazione: cosa significa per te questa parola?
Solidarietà è mettere in pratica la con-divisione dei propri talenti, dei beni materiali e immateriali con un grande e insostituibile senso di equità e giustizia.

Nel tempo hai anche riempito di azioni concrete questo significato teorico…
Ho cercato, nel corso della mia vita, di praticare la carità e la solidarietà, non sempre riuscendoci appieno, ma sempre provandoci. In particolare, nel corso del mio mandato amministrativo, in un contesto politico e locale avverso, ho scelto – consapevole di tutte le ripercussioni personali e politiche alle quali sarei andata incontro – di vivere concretamente l’accoglienza e la fraternità, aprendo il mio Comune e la mia casa ai nostri fratelli richiedenti asilo, certamente “meno fortunati” di noi per essere nati casualmente nella “parte sbagliata” del mondo.
Era il 2011 e in un primo momento erano stati accolti qui a Santo Stefano 90 ragazzi richiedenti asilo, alcuni dei quali, in seguito, ospitati direttamente a casa mia. Come sindaco e come donna sentivo la responsabilità e il dovere di essere testimone credibile di quei valori cristiani (per chi è credente), morali, etici dei quali in molti si riempiono la bocca e che poi però puntualmente disattendono.

Vuoi raccontare un episodio significativo che ti è restato particolarmente impresso?
Episodi significativi ce ne sono stati molti, positivi ma anche negativi in termini di ripercussioni personali: critiche, sit in di protesta, due anni di sorveglianza a causa di minacce ricevute, e altro ancora… Ma sicuramente gli episodi positivi superano alla grande quelli negativi! La riconoscenza di tutti i ragazzi accolti, delle loro famiglie che si erano salvate il mio numero di cellulare e mi chiamavano a tutte le ore del giorno e della notte per avere notizie dei propri figli in Italia.
Un ragazzo del Bangladesh, Shaheen, che pur essendosi stabilito a Roma, ogni anno, il giorno del mio compleanno, suonava al mio campanello per farmi gli auguri, un regalino e i soldi messi da parte per offrire la pizza alla mia famiglia. Ma, su tutto, Moubarak, un ragazzo meraviglioso nato in Niger, della stessa età del mio terzo figlio, diventato a tutti gli effetti (anche legali) il mio quinto figlio, attraverso l’adozione di maggiorenne, condivisa e approvata dai miei figli.

Oggi la sensazione è che la solidarietà venga spesso messa ai margini da superficialità ed egoismo: che rischi corriamo andando in questa direzione secondo la tua opinione?
In buona parte sì, la solidarietà che viene tanto sbandierata lascia spazio alla superficialità, spesso è una solidarietà decisa e programmata ad uso e consumo nostro, secondo il metro di misura di una società distorta e di una politica strumentale e iniqua.

Cosa ti auguri per il futuro di Insieme si può?
Mi auguro che non cambi mai, e mantenga la “barra dritta” della credibilità e della con-divisione.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Per me significa: coerenza, credibilità, amore, equità, giustizia, e tentare di percorrere sempre la “strada giusta”!