Il regalo che mi fa contento

Antonio Tramontin, massoterapista di Belluno, avventuroso e curioso volontario ma anche professionista “viaggiante” di Insieme si può dopo due esperienze in Madagascar (con tanto di risonanza radiofonica!) e una in India. Tra le varie qualifiche, se ne aggiunge una speciale, non solo per Natale ma per tutto l’anno: quella di sostenitore dei Regali Senza Frontiere, che dona non appena può ad amici e parenti, perché… Quando li fa è contento, senza tante motivazioni!

Presentati brevemente.
Mi chiamo Antonio Tramontin, sono un massoterapista di Belluno, sportivo a 360°, appassionato di viaggi in tutto il mondo.

Come ti definiresti in tre parole?
Molto introspettivo, curioso, stimolato dalle novità e dall’avventura.

Come definiresti ISP in tre parole?
Tre C: caparbietà, creatività, concretezza.

Come sei entrato in contatto con l’Associazione?
Essendo bellunese ne ho sempre sentito parlare per i progetti di cooperazione allo sviluppo, personalmente avevo il desiderio di fare un’esperienza di volontariato all’estero e un giorno mi sono deciso di entrare nella vecchia sede di ISP in via Vittorio Veneto per vedere se e come la mia idea potesse concretizzarsi. Ho incontrato Piergiorgio, mentre parlavamo gli ho anche raccontato del mio lavoro e subito ha pensato che potesse essere interessante unire all’esperienza di viaggio anche la mia professionalità.

E com’è andata?
La prima volta sono stato in Madagascar, nel 2018 a Marovoay, nell’ospizio dove operava Maurizio Crespi, con l’obiettivo di trattare gli ospiti accolti lì, prevalentemente anziani e disabili. Il giorno dopo il mio arrivo, Maurizio ha scritto qualcosa su un bigliettino e mi ha mandato avanti e indietro per Marovoay con la sua aiutante Madame Beby; io non capivo bene cosa stesse succedendo, a un certo punto siamo andati anche alla radio locale. Il giorno successivo c’era una colonna di persone fuori dall’ospizio che aspettava che io li trattassi! Maurizio praticamente ci aveva mandato in giro il giorno prima a fare pubblicità della mia presenza, ed erano arrivati pazienti anche dai villaggi vicini; alcuni casi erano veramente complicati da trattare, ma sono stato molto contento perché mi sono sentito utile, è stata una grande soddisfazione per me.

Perché personalmente scegli di fare i Regali Senza Frontiere?
È sempre legato al discorso di sentirsi utile, di poter cambiare qualcosa nel concreto: io scelgo spesso quelli legati ai bambini e all’istruzione, perché sono convinto che queste siano le basi per il futuro di ogni comunità in ogni parte del mondo. E poi sono contento quando li faccio, senza tanti motivi.

Perché secondo te è importante scegliere un Regalo Senza Frontiere?
Perché si possono cambiare effettivamente le cose e perché avvicina i popoli del mondo, senti quei beneficiari più prossimi a te, una sorta di “volersi bene planetario”!

Cosa sogni per il futuro dei beneficiari dei Regali Senza Frontiere?
Il mio desiderio è che raggiungano il più possibile l’autonomia, e che siano solidali con chi è più in difficoltà all’interno della loro comunità.

Infine, cosa significa, per te, essere ISP?
Far parte di un gruppo dinamico, divertente, che ha tanto entusiasmo nel fare le cose e nell’aiutare gli altri.