
Emergenza terremoto in Afghanistan
Oltre 2.200 morti e più di 3.600 feriti: è questo il drammatico e più recente bilancio del terremoto che ha colpito le regioni nord-orientali dell’Afghanistan nei giorni scorsi. Tutti gli organi di stampa hanno parlato dell’evento, ma è stata relativamente poca l’attenzione dedicata a quello che rimane, nonostante o proprio perché i riflettori si sono spenti, uno degli ultimi Paesi al mondo per indice di sviluppo umano e dove la vita, soprattutto per le donne, era drammatica già prima.
“Insieme si può…” lo sa bene: siamo presenti in Afghanistan da sempre e da oltre 20 anni collaboriamo con le donne di RAWA Revolutionary Association of Women of Afghanistan, coraggiose attiviste che non abbandonano il loro Paese e si impegnano con ogni energia per diffondere l’istruzione e accrescere la consapevolezza e i diritti tra le donne afghane.
In questi giorni siamo ancora di più in contatto con queste attiviste, che ci hanno confermato una situazione particolarmente drammatica. Ancora una volta, soprattutto per le donne.
Shakiba, una delle coraggiose donne attiviste di RAWA, ci informa:
“I nostri team hanno raggiunto le zone del terremoto. Il problema è che l’area è molto lontana e le strade sono in pessime condizioni. In alcuni villaggi può arrivare solo l’elicottero. I talebani non permettono alle dottoresse di recarsi nella zona, oltre al fatto che c’è carenza di medici donne. Inoltre non ci sono molti luoghi dove le donne possono soggiornare.
Abbiamo deciso che, porteremo più aiuti possibile, tutto quanto ci sarà consentito dal sostegno che riceveremo: inviamo i nostri team sanitari con materiale igienico-sanitario per le donne e, nei casi più disperati, daremo anche qualche fondo in contante per la sopravvivenza delle famiglie almeno per un periodo”.
Sembra surreale, ma molte donne non vengono aiutate dai soccorritori né possono ricevere cure mediche a causa delle rigide norme imposte dal regime talebano – che non permette loro di uscire se non accompagnate da un familiare e di non avere contatti, anche solo sguardi (tantomeno quindi essere visitate o curate) con un uomo che non sia il padre, il marito, il fratello, uno zio o un cugino.
Come “Insieme si può…” abbiamo deciso che non resteremo a guardare nemmeno questa volta, nemmeno davanti a questa ennesima tragedia aggravata dall’ingiustizia umana.
Ci impegniamo per garantire a brevissimo degli aiuti economici (vogliamo inviare 10.000 euro) per affrontare le emergenze di prima necessità. Saranno questi piccoli team, unità mediche e di assistenza sanitaria di donne coraggiose legate a RAWA, a raggiungere bambine, ragazze e donne delle aree colpite.
Per farlo speriamo nell’aiuto di tutti, perché la luce sull’Afghanistan non si spenga di nuovo.