Coronavirus: allerta Uganda

Non è il titolo di una canzone e neppure scaramanzia se si conosce un po’ l’Uganda.

Forse di stregonerie o scaramanzie appunto, ne è anche piena, ma di fatto bisogna saper guardare la realtà.

Sabato 21 marzo è stato dichiarato il primo caso di persona positiva al coronavirus, questo quanto comunicato immediatamente dai media. Sono state subito attivate nuove restrizioni: chiuso l’unico aeroporto della Nazione, quello di Entebbe (a eccezione del trasporto merci con cargo) e tutte le frontiere via acqua o terra. Le precedenti risalivano a tre giorni prima, 18 marzo, quando il Presidente aveva ordinato la chiusura immediata delle chiese di ogni credo, di tutti gli eventi pubblici e privati e delle scuole a partire però da venerdì 20.

Dato l’aumento dei casi in pochi giorni, dal 1º aprile la serrata è quasi totale: solo negozi di alimentari e farmacie aperti, con i clienti a distanza di 4 metri; le fabbriche possono lavorare solo se garantiscono l’alloggio agli operai, in modo che non tornino a casa; c’è il coprifuoco dalle 19 alle 6.30 di mattina; i trasporti pubblici sono sospesi e i mezzi privati non possono muoversi se non con autorizzazione governativa. I prezzi delle mascherine sono schizzati da 12 centesimi di euro a 75 centesimi, non si trovano disinfettanti e sono aumentati anche i prezzi dei beni di consumo primari, come sale o zucchero. I negozi rischiano di chiudere se si dovesse sapere che speculano sui prezzi, infatti il Presidente ha ordinato di togliere la licenza in questi casi. Anche i nostri uffici di Kampala e Moroto da domani dovranno chiudere, ma noi non ci fermiamo e continuiamo a monitorare la situazione, pronti ad intervenire in caso di emergenza alimentare o sanitaria.

Al momento ci sono relativamente pochi casi e diffusi a macchia d’olio, ma molto pochi sono anche i tamponi che si stanno facendo. Ma se questo virus dovesse davvero diffondersi cosa si prevede in Uganda? Difficile immaginare, è vero che la popolazione è molto giovane. Spesso si notano espressioni di sfida quando si parla dell’argomento, che però non tengono conto di altri fattori: AIDS, tubercolosi, malnutrizione ecc.

No… Sarebbe un enorme cimitero. Ma, come si dice, meglio non fasciarsi la testa prima di farsi male!

La maggioranza della popolazione vive a giornata, non è difficile immaginare la tensione che ne deriva già con queste piccole rinunce. Bisogna solo affidarsi a Colui che ci ha creati!

Comunque si affronteranno le cose man mano che si presentano anche perché è indubbio che tutti abbiamo dentro una certa forza che, quando la vita ci mette alla prova, esce esuberante.

da Marilisa Battocchio, referente progetti Kampala (Uganda)