22 agosto: il cammino di Sant’Augusta

Anche quest’anno, il 22 agosto, si parte! Quello passato, il 2020, nonostante le molte incertezze fino all’ultima ora, è ormai archiviato.

Alla chetichella, ritrovo sotto al Duomo e poi via, man mano con passo più sciolto e con più tranquillità. La notte che sta per finire, qualche pila accesa nei viottoli sopra Castion e all’alba arrivo a Cirvoi. La vecchia “strada” che da lì passa per Crede e poi sale alle Ronce, quella che sicuramente avranno percorso nel 1931, tra frane e postumi di Vaia non è al momento percorribile, ma pazienza, si sale comunque, per la strada bianca, non passano molte automobili. E poi Ronce, Valdart, la “lama”, un lungo traverso nel bosco, e poi il verde dei pascoli sommitali, Casere (Malga) Zoppei, ormai rudere, e infine la forcella da dove si può vedere tutta la strada percorsa e quella che rimane da fare. E poi si scende a capofitto, sentiero ripido fino a sbucare alle frazioni più alte: Collon, Croda Rossa, poi Savassa, Vittorio Veneto. Si passa il Meschio e c’è l’ultima salita, nel pomeriggio. Quindi l’arrivo, il riposo e per chi vuole la Messa.

Ma questa è la cronaca; per quel che mi riguarda il bello dell’esperienza è il cammino, la condivisione di tutto quello che avviene. Immagino che nei primi anni del secolo fosse un’occasione per togliersi dagli affanni di tutti i giorni e ritagliarsi del tempo per stare assieme, passare una notte sotto le stelle con gli amici o le amiche sotto l’occhio vigile di qualche anziano, e andare a vedere un pezzo di mondo altrimenti molto distante.

E così deve essere; nessun agonismo, non è una gara ma un tempo per vivere ogni passo, con compagni di viaggio mossi dalla stessa voglia. Qualche amico, qualcuno che non si vede dall’anno precedente o ancora prima, qualcuno ancora mai incontrato con i quali condividere passi, chiacchiere, notizie, silenzi, una preghiera, una riflessione, paesaggi, fame, sete, fatica e tutto quello che in una così lunga giornata può capitare.

Ma chi è il Pellegrino? Il termine ha origine latina e sta ad indicare colui che “viaggia attraverso i campi”, e spesso indica lo “straniero”. Quello che intendiamo noi, che si reca a Roma piuttosto che a Gerusalemme o Santiago per tener fede ad un voto o chiedere un’indulgenza è frutto del Medioevo, quando si sono affermate le grandi direttrici per raggiungere questi ed altri luoghi sacri. Che siamo pellegrini del primo o del secondo tipo, o dei semplici curiosi, l’esperienza, anche se dura solo un giorno, è di quelle che lasciano in ogni caso un segno, un piccolo (o grande) punto al quale fare riferimento.

C’è da aggiungere inoltre che la meta, il Santuario dedicato a Sant’Augusta, eretto dal popolo nel luogo dove furono trovate le ossa della martire, portano benessere e giovamento dal punto di vista fisico. Si narra infatti che Augusta, che sin da piccolina aiutava le persone in difficoltà e i cristiani perseguitati dal perfido padre (la leggenda vuole che abbia compiuto persino alcuni miracoli), e per questo motivo più volte imprigionata e torturata, continuò anche da Santa a ricambiare tanta devozione: se si introduce la testa in un foro praticato dietro ad un altare del santuario, e se ne contempla la sepoltura, si può guarire dall’emicrania; analogamente, passando tra due strette colonne si può sconfiggere il mal di schiena.

Quindi prepariamo lo zaino, leggero mi raccomando, puntiamo la sveglia molto prima dell’alba e… Prepariamoci ad una grande giornata. Buon Cammino!

Enrico Sommavilla

 

 

INDICAZIONI UTILI:
Partenza dal Duomo di Belluno ore 4.30 – Santa Messa al Santuario di Sant’Augusta ore 17.00 circa
Rientro con mezzi propri
Per informazioni contattare Insieme si può tel. 0437 291298 – Roberta Balcon cell. 328 7132036