Un catino e un asciugamano per esprimere il potere

di Piergiorgio Da Rold

Nel Vangelo un catino pieno d’acqua viene usato a distanza di poche ore per affermare in due modi opposti lo stesso concetto.

Pilato esprime il suo potere facendosi portare un catino pieno d’acqua con cui si “lava le mani” della sorte di quello strano personaggio consegnatogli dai sommi sacerdoti del Tempio. Pilato sapeva benissimo che Cristo non aveva fatto nulla di male, anzi, ma, per evitare guai con Roma e per affermare che era lui a detenere il potere, lo manda a morte sulla croce.

Poche ore prima lo stesso Cristo aveva preso un catino pieno d’acqua, con la quale aveva lavato i piedi dei suoi discepoli. Quello era un compito riservato ai servi e agli schiavi (e infatti Pietro tenta di opporsi a quella che ritiene essere una cosa degradante!), ma Lui lo trasforma nel gesto con cui esercitare il vero potere, che da quel momento diventa servizio e vera dimostrazione di amore.

Io vi ho dato un esempio perché facciate come ho fatto a voi (Gv 13,14). Amatevi come io vi ho amato (Gv 13,34).

La logica del potere umano è combattere e vincere, è conquistare regni e assoggettare popoli con la forza e la violenza.

La logica di Dio è accogliere e dare, è liberare e servire (Mt 20,28) offrendo pace e condivisione fraterna.

Per Cristo il vero comando si esercita nel momento in cui ci si pone a servizio degli altri e, tra questi, dei più poveri, degli ultimi, di quelli che non hanno nessun potere.

Per Cristo il capo non è colui che comanda (anche se deve farlo in alcune circostanze). Per Cristo il capo è soprattutto colui che usa il catino d’acqua non per lavarsi le mani, ma per lavare i piedi dei suoi servi.