Tanto è lo stesso!

di Daniele Giaffredo

Tanto è lo stesso! (La causa non merita il mio aiuto)

Se mi do da fare o se rimango con le mani in mano, tanto non cambia niente. Perché io sono troppo piccolo per fare qualcosa. Eppure c’è Minh, che ha ora vent’anni. Ne aveva due, di anni, quando è stata abbandonata dalla madre.

Originaria di una famiglia poverissima, viene dall’area più povera e degradata di Bangkok. Molte sue coetanee ancora vivono la miseria del degrado, dello sfruttamento e della violenza. Lei oggi è invece un’insegnante, in una scuola dell’organizzazione Fordec. Perché una quindicina di anni fa, un gruppo di bambini, dei Colibrì, hanno deciso che “tanto non è lo stesso” lasciare perdere o impegnarsi. E hanno cominciato a sostenere a distanza una bambina che ora è maestra dei bambini che erano disgraziati come lei. Nessuno più di lei è un esempio credibile del fatto che ognuno di loro, con l’impegno, ce la può fare.

 

Tanto è lo stesso! (Quelli che aiutano non meritano il mio aiuto)

Ho letto da qualche parte – e poi lo dicono tutti – che con i soldi della beneficienza quelli delle associazioni si fanno la bella vita guadagnando sui poveri. Se ne sentono tante, sono tutti uguali.

Anche noi ne abbiamo sentite tante. Andiamo con un esempio. L’ONG più famosa al mondo (famosa ormai anche in Italia) che lavora per i bambini poveri dichiara a cuor leggero di pagare 120 mila Euro l’anno il signor Valerio, direttore in Italia, e 330 mila euro l’anno la signora Jasmine, direttrice a Londra. Ma se prendiamo un’altra ONG che si impegna per i bambini poveri – la più famosa…del nostro cuore – sappiamo invece che il suo direttore, Mr. PG, prende in 18 anni quello che la signora Jasmine prende in un anno. E una bella parte di quello che il direttore guadagna rientra come impegno personale per i progetti della stessa associazione. Uno poi è libero di scegliere, ma non è poi tanto leale e oggettivo sostenere che “sono tutti uguali”.

 

Tanto è lo stesso! (Quelli che vengono aiutati non meritano il mio aiuto)

Perché è tanti anni che vengono aiutati e non cambia mai niente. Stiamo diventando noi poveri a forza di aiutare i furbi che han voglia di far niente. Ne conosco tanti di quelli, sono tutti così.

Noi scegliamo il punto di vista di un gruppo di contadini, nella zona più verde dell’Uganda. Ogni giorno dalle 6 del mattino alle 8 della sera, contro un clima che non fa più quello che si aspettano, sono con la schiena curva a lavorare il loro terreno. Coltivano piante di caffè, che sembra facciano arricchire tutti meno che loro. Vivono in povertà in casette o più spesso in baracche isolate in mezzo alle loro piante. Accade, però, che da qualche tempo la vita di questi contadini si stia illuminando. Sono diventati parte di un progetto di sviluppo che segue i principi equo solidali: ricevono formazione per migliorare la qualità e valore del loro caffè e vengono retribuiti in maniera corretta. Ora, il frutto del loro impegno non è nelle mani di chi li sfrutta, ma di chi sta dalla loro parte. Ora, il caffè che producono si chiama Caffè delle Dolomiti. Il punto di partenza dei loro figli non sarà lo stesso da cui partirono loro. Non è elemosina, è sviluppo.

Ognuno di noi può prendere parte al cambiamento e la nostra scelta di impegnarci fa sempre la differenza. Per condividere tutto questo, nel 2014 “Insieme si può” ha varcato 230 volte la soglia di scuole dell’infanzia, primarie, secondarie. Altri 60 incontri sono stati organizzati presso i gruppi dell’associazione e circa una trentina di appuntamenti e conferenze sono stati rivolti al pubblico. Un totale di 320 incontri contro la rassegnazione e l’indifferenza, per ricordare che “tanto non è MAI lo stesso”.