Seconda missione in Ucraina compiuta!

Sono rientrato un paio di settimane fa dal mio secondo viaggio umanitario in Ucraina, effettuato con l’amico Giovanni Abriola. Partiti da Udine l’8 marzo con un furgone riempito con 15 generatori elettrici, 40 lampade, coperte, lenzuola, giocattoli, scarpe, vestiario, biscotti e cibo per neonati, abbiamo percorso circa 2.600 chilometri. Dopo aver attraversato la Slovenia, l’Ungheria e la Slovacchia, siamo finalmente entrati in Ucraina.

La nostra meta, questa volta, erano 4 centri diversi, che nelle cittadine di Mukachevo, Sualyava e Kalush ospitano migliaia di rifugiati provenienti dall’est del Paese, donne con bambini piccoli, disabili fisici e mentali. Tutte persone che, in un Paese in guerra, avendo perso a volte tutto, vivono oggi grazie alla solidarietà della popolazione locale e degli aiuti che arrivano dall’estero. Rispetto al precedente viaggio, questa volta la consegna del materiale è stata un po’ più complicata, anche a causa di problemi di comunicazione. Pochissimi infatti parlavano inglese e capirsi a volte è stato davvero difficile. Comunque tutti erano davvero contenti della merce consegnata e del contributo in denaro destinato all’acquisto di viveri e medicinali.

L’ultima tappa del nostro viaggio è stata la città di Leopoli, dove abbiamo consegnato 8 generatori e una ventina di lampade destinate a Padre Pavlo, che a Kiev assiste varie comunità sia nella capitale, sia nel sud del Paese, dove infuriano i combattimenti. Missili, però, vengono lanciati dai russi un po’ ovunque. Il 9 marzo, giorno del nostro ingresso in Ucraina, sul Paese sono arrivati missili anche in due località situate lungo il nostro percorso. Uno è caduto nelle vicinanze di Kalush e un altro vicino a Leopoli. Entrambi hanno causato distruzione e vittime civili.

Questo induce la gente a vivere una forma di “vita sospesa”. Apparentemente tutto sembra normale, ma sotto sotto si avverte una diffusa tensione e una grande preoccupazione per il futuro. Ovunque, però, abbiamo avvertito anche la determinazione a non piegarsi all’invasione russa e ad affrontare il sacrificio di una lunga guerra.

Piergiorgio Da Rold