Il paradiso di Fratel Elio

L’11 novembre in Paradiso c’era un gran fermento che non passò inosservato al Padreterno. “Cosa sta succedendo?”, chiese ad un gruppo di persone che si erano ammassate di fronte al grande portone d’ingresso. “Ma Signore, non sai che sta per arrivare Fratel Elio? Noi siamo qui ad aspettarlo”. Il Padreterno finse di non sapere nulla, e anzi chiese: “Fratel Elio chi?”.“Fratel Elio, il missionario venuto dall’Italia che ha vissuto per 50 anni a Gulu, nel nord dell’Uganda, facendo del bene a tutti!”, gli risposero in coro centinaia di persone.

 

Patrick, che aveva vissuto tutta la sua breve vita in un letto in compagnia di una malattia dolorosissima disse: “Fratel Elio, mi ha accolto nell’orfanotrofio St. Jude e mi ha sempre trattato come fossi un signore e non un disabile affetto da una malattia incurabile”. Dorine, che durante la guerra era stata colpita da una pallottola alla schiena affermò: “La mia vita era distrutta, ma Fratel Elio mi ha ospitato assieme ai miei bambini e ha costruito per me una casetta”. Gli abitanti del villaggio di Koc, completamente distrutto dai guerriglieri testimoniarono: “Fratel Elio è arrivato quando ancora le case stavano bruciando e dopo aver soccorso i feriti ha sepolto tutti noi ridandoci quella dignità che la violenza ci aveva portato via assieme alla vita”.

 

Il Padreterno sorrise e poi disse: “Conosco da sempre Fratel Elio e lui conosce me attraverso tutti coloro che ha aiutato nella sua vita spesa al servizio dei miei figli prediletti: gli orfani, le vedove, gli ammalati, le vittime innocenti della guerra. Io e lui ci siamo sempre capiti bene, anche se spesso mi ha forzato la mano. Ma cosa potevo fare visto che si fidava della Provvidenza e quindi di me? In questi anni ho dovuto cambiargli l’angelo custode infinite volte. Anche i più bravi resistevano solo qualche mese e poi venivano a chiedermi un periodo di riposo, perché non riuscivano proprio a stare dietro a tutte le cose che Fratel Elio si inventava. Angioletta gli ha affidato i bambini orfani che aveva accolto e lui ha costruito quella meraviglia che è l’orfanotrofio St, Jude, aprendolo ai disabili, ai malnutriti, ai bambini vittime della guerra. Poi sono venuti la fattoria, il silos, il mulino, la costruzione di casette per David, Dorine, Patrik… Confesso che anch’io ho sudato ben più di sette camicie per stargli dietro e procurargli i benefattori necessari a finanziare tutto quello che riteneva utile per i più poveri. Ha costruito anche una grande chiesa nelle vicinanze dell’ospedale di Lacor. Mi viene mal di stomaco solo al pensiero del periodo della guerra con migliaia di bambini che per anni sono entrati in ospedale alla sera per paura di venire rapiti dai guerriglieri. Per loro provvedeva alla cena e addirittura una volta ha organizzato uno spettacolo con un mago e dei pagliacci. Io non so come durante l’epidemia di ebola non gli sia venuto l’esaurimento, dal momento che quasi quasi è venuto a me. La situazione era così difficile che appena mi sono distratto un momento il dott. Matthew, che è qui vicino a me, ne ha pagato le conseguenze. Matthew, a proposito: come mai non ti hanno ancora fatto santo? Ah, scusa, dimenticavo che tu sei protestante e che i tuoi non fanno santi. È vero, Elio sta per arrivare ed è giusto fare festa e accoglierlo come merita. Però tanta gente sulla terra sta piangendo per la sua partenza. Vi invito tutti a sollecitare spiritualmente i vostri amici, che sono ancora laggiù, affinché continuino a sostenere le opere che lui ha messo in piedi. Vi confesso, infine che sono un po’ preoccupato, perché non riesco proprio a vedere Fratel Elio riposare in eterno. Prepariamoci, perché appena arriva avrà certamente qualche idea per cambiare le cose anche qui in Paradiso”.

 

Piergiorgio Da Rold