Evitiamo gli sprechi… salviamo i raccolti

di Pier Giorgio Da Rold

Approfitto nell’uscita del nuovo libro di Dan Brown “Inferno” per ritornare sul problema della fame nel mondo e sulle iniziative via via proposte per la sua soluzione. Il libro che prende spunto dal capolavoro di Dante, tra avvincenti anche se improbabili avventure vissute dai protagonisti a Firenze, Venezia e Istanbul, prefigura la drastica riduzione della popolazione mondiale quale unica soluzione alla scarsità di risorse (cibo, acqua, energia…).

Non manca, nel libro, l’indicazione della Chiesa Cattolica quale colpevole principale del sempre più veloce aumento della popolazione mondiale per la sua politica contraria agli anticoncezionali (pillola e preservativi).

Cosa non nuova a dir la verità. Anzi, ogni volta che si evoca il problema della sovrappopolazione mondiale si accusa la Chiesa. Davvero sgradevole e scorretta fu, per esempio, la vignetta di Forattini pubblicata da Panorama che aveva come soggetto Papa Wojtyła e un bambino malnutrito.

Ammesso, ma non concesso, che i cattolici seguano fedelmente le indicazioni in campo sessuale della Chiesa, va, infatti, sottolineato che da molti anni ormai, l’aumento più rilevante della popolazione è da attribuire soprattutto a Cina e India che da sole costituiscono un terzo della popolazione mondiale. Ebbene, in quei paesi la presenza dei cristiani è assolutamente marginale.

Ma vediamo alcune cifre che, meglio di tutto, possono chiarirci i termini del problema.

  • 7 miliardi di persone. Tanti sarebbero gli abitanti del pianeta. In realtà è impossibile conoscere il numero reale in quanto in tantissimi paesi non è mai stato effettuato un serio censimento.
  • 1 miliardo di persone. Secondo la FAO sul pianeta ci sarebbe 1 miliardo di persone che va a dormire senza aver mangiato abbastanza, ma anche 1 miliardo che è sovrappeso o obeso.
  • 12 miliardi di persone. Sempre secondo la FAO, è questo il numero di abitanti che sarebbe possibile alimentare con l’attuale produzione di cibo.
  • 40 milioni di persone. In Italia il cibo gettato ogni giorno in discarica sarebbe sufficiente a sfamare altri 40 milioni di italiani. Lo spreco avviene nelle case (per lo più alimentari lasciati scadere), nelle mense, nei ristoranti, nei supermercati. Incalcolabile è poi lo spreco di acqua potabile.

Non va dimenticato, infine, che è sempre maggiore la quantità di alimenti che viene destinata all’alimentazione animale e alla produzione di etanolo per i serbatoi delle nostre automobili. Ciò significa che il “problema fame” non è dovuto alla mancanza di cibo perché siamo in troppi quanto, piuttosto perché pochi mangiano troppo e troppo cibo viene sprecato o destinato ad altro scopo che a quello della lotta alla fame.

Infatti, se sparisse dalla faccia della terra il miliardo di uomini che mangia poco, che non possiede un’automobile, che vive con meno di 1 euro al giorno, il mondo non se ne accorgerebbe neppure e i problemi rimarrebbero invariati. Eppure tutti, fingendo di non sapere che il 20% della popolazione usa, consuma e spreca ben l’86% di tutte le risorse della terra, cerchiamo altri responsabili per quella che è la scandalosa strage quotidiana di 30.000 bambini che muoiono di fame nel mondo.

In testa, come abbiamo detto, troviamo quindi Dio e la Chiesa, contraria all’aborto e ai mezzi artificiali per la limitazione delle nascite, seguiti dalle intemperie e dalla perdita dei raccolti a causa degli insetti. Tra le soluzioni proposte, oltre a quella della limitazione delle nascite, ecco allora l’introduzione degli OGM (organismi geneticamente modificati) che garantirebbero maggiori raccolti e prodotti più resistenti.

Nessuno che voglia ammettere ciò che Gandhi aveva intuito già oltre sessant’anni fa e quanto Papa Francesco ha anche recentemente affermato. “Questo pianeta ha ricchezza a sufficienza per i bisogni di tutti, ma non ne ha a sufficienza per l’avidità di pochi” (Gandhi). “Il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame” (Papa Francesco).

“Insieme si può…” sta cercando di operare su molti aspetti di questa vitale questione:

  • sensibilizzando in modo particolare gli studenti a non sprecare cibo e acqua (oltre 200 gli incontri effettuati nel 2012 in scuole di ogni ordine e grado);
  • distribuendo mais, fagioli, olio, latte in polvere… per combattere la malnutrizione soprattutto infantile in Karamoja (Nord Uganda);
  • incrementando la produzione agricola in quelle aree dove più marcata e a volte drammatica è la carenza di cibo (come nel caso dei progetti di agroforesty in Uganda);
  • contrastando la perdita di cibo a causa di umidità, insetti, topi attraverso la costruzione di silos protetti. In Karamoja si calcola che ben il 50% dei raccolti vada perduto proprio a causa della cattiva conservazione. La positiva esperienza del silos da 100 tonnellate costruito a Moroto e in funzione ormai da 4 anni, ci spinge a costruire altri silos più piccoli che potranno garantire una migliore sicurezza alimentare alle popolazioni del Nord Uganda.

Da trent’anni “Insieme si può…” è in prima linea per combattere la fame e per promuovere uno stile di vita più sobrio, nel quale gli sprechi sono banditi e dove, ogni giorno, idealmente viene invitato a tavola un povero destinando a lui una parte del nostro benessere.

Tutti siamo chiamati a contribuire concretamente affinché nessun bambino muoia più di fame mentre tanto, troppo cibo, viene gettato in discarica.

  • la lotta allo spreco (di cibo, di acqua, di energia, di vestiario …) è il primo passo verso la costruzione di un mondo migliore.
  • garantire la sicurezza alimentare a quel miliardo di persone che ogni giorno soffre la fame, deve diventare impegno prioritario di ogni cristiano.

Senza se e senza ma.