Il pozzo non è più triste

Il Pozzo era molto triste. Era rimasto solo da così tanto tempo che i bei giorni in cui attorno a lui si riunivano tante persone per attingere l’acqua, che lui forniva fresca e abbondante, erano ormai uno sbiadito ed arido ricordo. Non sapeva cosa fosse successo, ma da un giorno all’altro erano spariti tutti: le donne e i bambini con i secchi e le taniche da riempire, i pastori con le mucche, le pecore, le capre da abbeverare. Lui sentiva che laggiù in fondo l’acqua c’era ancora, ma sembrava quasi che alla gente non importasse più. Eppure vedeva quelle stesse donne passargli vicino, stanche e sudate, con in testa una pesante tanica piena d’acqua color terra, attinta dove scorreva il fiume. Vedeva passare anche gli studenti della vicina scuola, che prima si fermavano sempre da lui per bere e giocare e che ora non lo degnavano più nemmeno di uno sguardo. Man mano che il tempo passava, attorno a lui erano nate erbacce e rovi, e al pensiero che ben presto sarebbe stato dimenticato da tutti la sua tristezza diventava ogni giorno più grande.

Un giorno, però, arrivarono degli uomini che, dopo aver tagliato le erbacce, iniziarono a smontare la pompa. La disperazione del Pozzo raggiunse l’apice: ecco, ora era proprio finita, ora di lui sarebbe sparito proprio tutto, anche il ricordo! Quegli uomini, che indossavano una tuta blu con la scritta “Insieme si può”, con fatica estrassero i pesanti tubi che, avvitati uno all’altro, andavano in profondità, sotto terra. Quando il Pozzo vide i tubi distesi in superficie, capì subito perché l’acqua non arrivava più: molti erano arrugginiti e pieni di buchi ed era un vero miracolo che non si fossero rotti… Quella sì che sarebbe stata probabilmente la sua fine. Ora, invece, gli uomini in blu, dopo aver sostituito i pezzi rovinati con tubi nuovi e aver pulito la pompa sporca di calcare, stavano già rimettendo tutto a posto.

Il Pozzo si sentì di nuovo forte e pronto a ripartire e fare il suo lavoro. Il tipico rumore della leva che si alzava e abbassava annunciò un nuovo piccolo miracolo: l’acqua, infatti, tornò a sgorgare abbondante, per la gioia di tutti coloro che, attirati dalla presenza dei tecnici di “Insieme si può…”, si erano avvicinati per vedere cosa stesse succedendo.

Un lungo applauso precedette la corsa dei bambini verso quell’acqua che non vedevano da tanto tempo. Le mamme, più pratiche, corsero a casa a prendere le loro taniche per fare subito una bella riserva d’acqua. I tecnici, intanto, stavano fissando una targa sul bordo del Pozzo. Uno di loro disse ad un bambino, che guardava l’acqua uscire dal tubo come se fosse una magia: “Vedi, questo Pozzo che si era rotto ora è ritornato a vivere grazie a dei bambini come te, che in un Paese lontano chiamato Italia hanno saputo che tu e i tuoi amici eravate rimasti senza acqua e che dovevate fare ogni giorno tanta strada per prendere quella del fiume. Quei bambini, che si chiamano Ambasciatori dell’Acqua, hanno raccolto dei soldini e ce li hanno mandati, così noi abbiamo potuto cambiare i tubi rotti e riparare il Pozzo. Ricordati di loro ogni volta che verrai qui a bere!”.

La felicità del Pozzo, che non si era perso una parola, divenne ancora più grande. Ora sapeva che non era più solo nella sua missione di dare acqua pulita alla gente del villaggio, agli studenti della scuola, agli animali, ma che assieme a lui c’erano anche questi “Ambasciatori dell’Acqua”, che gli avevano dato la possibilità di vivere una seconda vita. Ora sapeva che la sua missione era davvero importante. Perché l’acqua è vita.

Piergiorgio Lokirù Da Rold