Donare è trovare un tesoro in cielo

Natale Dal Molin è stato per lavoro in diversi Paesi del Sud del mondo, entrando in contatto con le persone e conoscendone le realtà quotidiane. Il “richiamo” di tornare in questi contesti e rendersi disponibile per migliorare la vita di coloro che ne hanno più bisogno, l’incontro con ISP tramite l’amico missionario Padre Giuseppe De Tomaso e la scelta di sostenere alcuni progetti dell’Associazione l’hanno portato di recente a visitarli direttamente, durante un viaggio in Uganda.

Presentati brevemente.
Mi chiamo Natale Dal Molin, sono nato e vivo ad Agordo, mi piace dipingere e vivere a contatto con la natura.

Come ti definiresti in tre parole?
Semplice, attento ai segni del tempo e disponibile.

Come definiresti ISP in tre parole?
Un punto di riferimento in valori, sensibilità e capacità di mettersi in gioco.

Come hai conosciuto ISP?
Ho conosciuto “Insieme si può…” tramite un amico, una persona eccezionale, che per me è stato come un fratello, Padre Giuseppe De Tomaso, missionario comboniano in Etiopia per 50 anni. Ho condiviso con lui un periodo importante della mia vita in Etiopia, fino a quando il Signore lo ha chiamato a sé… Però lo sento vicino nelle mie scelte di vita.

Cosa ha fatto scoccare in te la “scintilla” dell’impegno concreto?
La “scintilla” per me è quando ci si sente più felici nel dare che nell’avere, considerando quanta sofferenza e povertà c’è in una parte del mondo, mentre nell’altra – dove viviamo noi – molto spesso abbiamo troppo.

Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo questo impegno?
Avendo lavorato come tecnico di cantiere in tanti Paesi del Sud del mondo, ho vissuto a contatto con la quotidianità e la vita sociale delle persone e ho capito che mi ritrovavo in molti loro modi di vedere le cose. In questi ultimi anni ho sentito l’esigenza, quasi un “richiamo”, di ritornare in alcuni di questi Paesi e rendermi disponibile per dare una mano in quel che serviva.

A fine ottobre sei tornato da un viaggio in Uganda come volontario, in visita ad alcuni progetti di ISP. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a fare quest’esperienza?
Ho voluto fare quest’esperienza in continuità con i viaggi missionari che avevo già fatto in passato, ma soprattutto incuriosito dal conoscere meglio la realtà e l’impegno di “Insieme si può…” in Uganda.

Durante il viaggio avete visitato la scuola di Nakiloro e “quasi” visitato (dato qualche imprevisto…) il pozzo di Kotirwae, entrambi progetti realizzati grazie al tuo sostegno.  Ci racconti com’è andata?
È stato per me un viaggio molto costruttivo, ricco di situazioni, avvenimenti e constatazioni estremamente positive. C’è stato anche qualche imprevisto, come quando abbiamo sbagliato a imboccare la strada per raggiungere il pozzo di Kotirwae e la jeep è rimasta bloccata nelle asperità del terreno… Ma la Provvidenza ci ha aiutato a venirne fuori egregiamente! Anche queste situazioni comunque sono state interessanti.

Qual è secondo te l’importanza di garantire i diritti fondamentali – come l’acqua pulita, il cibo, la scuola – nei contesti che hai conosciuto durante questo e i tuoi precedenti viaggi missionari?
Noi siamo di passaggio su questa Terra: dovremmo essere tutti fratelli anche se abbiamo caratteristiche diverse, cercare di riconoscere le fortune che abbiamo e pensare a chi non ne ha avute e non ne ha altrettante. Mi viene in mente una famosa frase: “donare ai bisognosi è trovare un tesoro in cielo”.

Cosa ti porti a casa dal viaggio in Uganda?
Aver visto di persona la realtà dell’Uganda e visitato i tanti progetti realizzati e in corso di realizzazione ad opera di “Insieme si può…” mi fa sentire più motivato di prima nelle mie convinzioni.

Cosa ti auguri per il futuro delle persone che hai conosciuto e sostenuto?
Il mio augurio è che si possano creare i presupposti per il miglioramento delle condizioni di vita di queste persone, a cominciare dalle necessità di base come cure mediche, l’istruzione e l’aiuto sociale.

E per il futuro di “Insieme si può…”?
Vorrei che tante persone di buona volontà e sensibilità cogliessero la grande opportunità che è ISP ed entrassero a far parte di questa bella famiglia.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Per me significa vedere realizzate le mie aspirazioni e le mie convinzioni di poter fare qualcosa per il benessere degli ultimi.