In Coro (Arcobaleno)… si può!

Catia Della Vecchia e Luciano Reolon hanno fondato nel 1982 il Coro Arcobaleno di Limana, che recentemente è diventato ufficialmente (anche se ufficiosamente lo è da sempre) un Gruppo di “Insieme si può…”, di cui tra l’altro è coetaneo. Un’esperienza che coinvolge bambini e ragazzi nella musica ma non solo, con grande attenzione alla parte educativa, di sensibilizzazione e di impegno concreto per un mondo migliore, iniziando dai più piccoli.

Presentatevi brevemente.
Siamo Catia e Luciano, fondatori e responsabili del Coro Arcobaleno Limana. Siamo sposati da 37 anni, genitori di due figli e nonni di due nipoti.

Come vi definireste in tre parole?
Catia: entusiasta, propositiva, aperta.
Luciano: determinato, tuttofare, libero.

Come definireste ISP in tre parole?
Attenta, affidabile, propositiva.

Come avete conosciuto ISP?
Al momento della sua nascita, conoscendo Piergiorgio Da Rold durante un incontro a Limana.

Cos’ha fatto veramente scoccare la “scintilla” dell’impegno concreto?
All’inizio degli anni Ottanta a Limana, tra i giovani della parrocchia, si respirava un clima positivo grazie alla presenza influente di don Gabriele Bernardi, che ha trasmesso a noi ragazzi l’importanza e la voglia di fare del bene, facendola sembrare la normalità anziché un’eccezione. La stessa linea è stata portata avanti, in seguito, da don Francesco Cassol e don Ezio Del Favero.

Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo quell’impegno?
Sicuramente la fiamma iniziale è stata un’impronta forte e determinante, ma altrettanto essenziale è stata una fede concreta sperimentata e vissuta nel territorio, ispirati e sostenuti dalle nostre famiglie d’origine.

Avete fondato il Coro Arcobaleno di Limana 42 anni fa, coro che ha formato generazioni di bambini andando ben oltre la parte puramente musicale. Ci raccontate com’è nata l’idea e come è cresciuta nel tempo?
Nel settembre del 1982 a Limana si è svolta una manifestazione, organizzata dagli stessi ragazzi di cui abbiamo parlato sopra, di natura mista (cabaret, cultura, recitazione, musica e canto): proprio per la varietà delle proposte era stata denominata “I Giorni dell’Arcobaleno”. In quell’occasione, nella quale si esibivano prevalentemente giovani, si pensò di dedicare uno spazio a un gruppo di sei bambini: un coretto, appunto, legato però solo a quell’evento. In seguito, è stata avanzata la proposta di portare avanti questa esperienza con i bambini anche dopo “I Giorni dell’Arcobaleno”: Catia insegnava le canzoni ai bambini durante le prove di canto e Luciano suonava la chitarra.

Il Coro Arcobaleno è praticamente coetaneo diInsieme si può…” e da sempre le due storie si sono intrecciate, condividendo messaggi, valori e azioni. Nell’ultima Assemblea del 28 settembre il Coro è diventato ufficialmente e all’unanimità un nuovo Gruppo ISP, ma, come avete detto voi quel giorno, “è stata solo una formalità perché lo siamo da sempre”.
Proprio così. Ci accomunano le fondamenta, gli ideali e le finalità sulla base dei quali siamo nati e cresciuti. Pur utilizzando scarpe diverse, la strada che percorriamo è la stessa. Condividiamo la convinzione che l’educazione dei bambini e l’aiutare il prossimo siano valori essenziali. Tutti i concerti che organizziamo hanno da sempre uno scopo solidale: l’intero ricavato viene devoluto a ISP, e ogni progetto che proponiamo è basato sul volontariato. Un pensiero a cui teniamo molto e che sottolineiamo sempre è che, all’interno di questo percorso, non sono solo le persone bisognose a ricevere un aiuto, ma anche i nostri bambini e ragazzi, che, grazie a queste esperienze, hanno l’opportunità di crescere come persone più consapevoli e generose.

Alcune volte si pensa che i bambini siano troppo piccoli per cambiare le cose, ma gruppi come il vostro e i Colibrì ci dimostrano il contrario, con il loro impegno quotidiano per la sensibilizzazione e il supporto concreto ai coetanei meno fortunati in varie parti del mondo e qui. Come può un bambino contribuire a costruire un mondo migliore?
Iniziando da piccoli gesti quotidiani: ascoltare, rispettare il prossimo, avere consapevolezza di quanto succede nel mondo, essere solidale; concetti che sono alla base di ogni canzone e ogni progetto che proponiamo ai nostri bambini e ragazzi. Questi modi di essere, se coltivati fin da piccoli, sono un seme che germoglia in un terreno fertile che li porterà ad essere adulti consapevoli, giusti e responsabili. Partecipare a gruppi come il Coro Arcobaleno, ma anche ai Colibrì, aiuta a capire che anche i più giovani hanno una voce che può cambiare le cose. Crescere con questa consapevolezza significa diventare cittadini attivi, capaci di costruire un futuro più equo per tutti. Il mondo di domani comincia dalle scelte di oggi. Tra le iniziative più significative, ricordiamo con grande emozione la realizzazione del pozzo realizzato nel 2023 grazie a Corinfesta, un progetto che ci ha arricchiti profondamente e che esemplifica perfettamente quanto appena scritto.

Come riuscite a rendere comprensibili ai bambini alcuni grandi temi come i diritti umani, le disuguaglianze globali, le ingiustizie, i conflitti?
In questi decenni di prove di canto, momenti di condivisione, campeggi e altre esperienze ci siamo resi conto che i bambini sono molto spesso sottovalutati dagli adulti. Di conseguenza, questi ultimi ignorano che le menti e l’emotività di bambini e ragazzi sono perfettamente in grado di ascoltare, rielaborare, comprendere: hanno uno sguardo diretto e sincero che coglie le ingiustizie senza bisogno di tante spiegazioni. Davanti a disuguaglianze, conflitti o violazioni dei diritti, reagiscono con un senso innato di equità. Quanto più sono piccoli, tanto più le loro domande e le loro riflessioni, spesso spiazzanti, vanno dritte al punto e smascherano ciò che gli adulti tendono a giustificare o ignorare. E, proprio per questo, comprendono più di quanto si creda.

Cosa sognate per il futuro del Coro Arcobaleno?
Ci piacerebbe continuare a proporre progetti sempre nuovi, tessendo reti con altri cori provenienti da diverse parti d’Italia, che condividano con noi pensieri e ideali. Speriamo anche che nostra figlia Anna, con il marito Simone, porti avanti, negli anni, il progetto che abbiamo iniziato più di quarant’anni fa.

E per il futuro di Insieme si può?
Speriamo che prosegua nel suo operato, mantenendo la stessa linea che ha avuto fin dall’inizio, continuando ad essere quello che è sempre stato, dando valore al singolo bambino, alla singola realtà, al singolo progetto.

Per concludere, cosa significa per voi essere ISP?
Significa avere la consapevolezza, quindi la responsabilità, di sapere che qualcuno nel mondo possa essere felice anche grazie a noi.