
L’altra sponda del ponte
Alessia Nart, di Limana, è appena tornata da un viaggio in Brasile, realizzato insieme ad altri volontari di ISP per visitare i progetti di Sostegno a Distanza che l’Associazione supporta in diverse zone del Paese sudamericano: l’incontro diretto con i beneficiari le ha lasciato delle emozioni speciali, così come vedere l’impatto positivo del SAD sulle loro vite. L’augurio per il futuro? Riuscire ad arrivare all’altra sponda del ponte che porta a un mondo più umano e solidale.
Presentati brevemente.
Mi chiamo Alessia Nart, ho 55 anni, vivo a Limana. Ho lavorato per molti anni nell’azienda di famiglia occupandomi di amministrazione e sono mamma di due ragazze: Lucia di 25 anni e Sara di 19.
Come ti definiresti in tre parole?
Direi che sono curiosa, ottimista e socievole.
Come definiresti ISP in tre parole?
È un insieme di persone in cui mi trovo bene, con cui riesco a condividere la mia idea di vita, e in cui trovo risposte a tante domande che mi sono posta da sempre.
Come hai conosciuto ISP?
Mia mamma aveva un Sostegno a Distanza ancora tantissimi anni fa, e poi conoscevo Edy, Rita e Mery Battiston da quando avevo una ventina di anni. Conosco quindi ISP da molti anni, anche se per molto tempo non ho partecipato concretamente alle attività dell’Associazione.
Cosa ha fatto scoccare in te la “scintilla” dell’impegno concreto?
Ad un certo punto della mia vita ho capito di essere molto fortunata, non per merito mio, ma solo perché sono nata in questa parte di mondo che vive nel benessere. Ho sentito che questa fortuna andava in qualche modo condivisa con qualcun altro meno fortunato di me.
Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo quest’impegno?
Sicuramente vedere tante persone all’interno dell’Associazione fortemente impegnate nella solidarietà, quotidianamente e con tante energie.
Sei appena tornata da un viaggio in Brasile insieme ad altri volontari di ISP per visitare i progetti di Sostegno a Distanza che la nostra Associazione realizza in questo Paese. Ci racconti brevemente il vostro itinerario?
Il nostro viaggio in Brasile (eravamo in 6 adulti e 3 bambini) è durato 19 giorni e ci ha portato a visitare i progetti di Sostegno a Distanza in cinque luoghi diversi: due nel Nord del Brasile, Salgueiro e Marituba, uno a Sud quasi al confine con il Paraguay (Dourados) e due nella città di San Paolo. È stato un viaggio pieno di incontri con tantissime persone, tutte molto povere di cose maeriali, ma tutte molto ricche di calore umano, di gratitudine, di fiducia, di tenacia. Abbiamo incontrato chi si prende cura di loro: suor Letícia, tutte le suore della Consolata a Dourados, Inês, i sacerdoti di Marituba, Tony, Felipe, Rosanna e moltissimi volontari che operano con entusiasmo ed energia per far sì che tanti bambini e le loro famiglie possano avere un futuro migliore.
Vuoi condividere con noi un ricordo significativo che ti porti a casa da questo viaggio?
Per me sono stati tutti incontri importanti e speciali, che mi hanno emozionato profondamente. Le famiglie che abbiamo visitato ci hanno mostrato le loro povere case e hanno ringraziato molto Insieme si può per l’aiuto che ricevono. Alcuni non sanno neanche dove sia l’Italia, ma sentire che da qualche parte nel mondo qualcuno li pensa e li porta nel cuore è per loro motivo per andare avanti in una vita che è davvero dura. Dopo aver conosciuto Tony lo scorso anno qui a Belluno, per me è stato particolarmente bello vedere dal vivo l’Istituto Ripaxote a San Paolo, che sta portando avanti dei percorsi innovativi di crescita umana e personale per i 70 ragazzi che lo frequentano, grazie alla musica, la psicologia, con l’insegnamento della sostenibilità ambientale e con la ricerca interiore in ciascun ragazzo del progetto che trasformi un loro sogno in un lavoro, e quindi in un cambiamento radicale della propria vita.
Qual è secondo te il valore del Sostegno a Distanza, avendone visitato direttamente i progetti?
Il SAD è fondamentale per questi ragazzi: può fare la differenza tra avere una vita diversa, andare a scuola, diventare protagonisti delle proprie vite o continuare a vivere nella miseria, senza speranza di cambiare. Poche centinaia di euro all’anno possono essere veramente la rampa di lancio per dare a un bambino l’opportunità di avere un futuro diverso.
Il viaggio è una componente che da sempre è parte di ISP, anzi, in realtà tutto è partito da un viaggio, quello di Piergiorgio Da Rold nel luglio 1982. Come interpreti questa dimensione, come l’hai vissuta e cosa ti ha lasciato?
Vedere un luogo, una situazione, una persona con i tuoi occhi, le tue orecchie, sentire il suo abbraccio… Cambia tutto. Magari hai già visto foto, sentito racconti, letto libri, ma se non provi l’empatia che nasce dallo stare fisicamente vicino a loro, nella loro casa, ti manca sempre qualcosa. Mi ha lasciato tanta voglia di ritornare e di cercare anche modi diversi per sostenerli.
Cosa ti auguri per il futuro di Insieme si può?
Mi auguro che ci siano persone giovani che maturino sensibilità alla solidarietà, all’idea che tutti siamo responsabili di ciò che accade, e che è importante dedicare del tempo anche agli altri in questo mondo che è invaso dall’individualismo. Mi auguro che le mie figlie si pongano delle domande e riescano a vedere in quest’Associazione un ponte che va dalla sponda del mondo in cui siamo immersi all’altra sponda di un mondo in cui ci sono più umanità e solidarietà. Vorrei che ISP desse loro una “patente”, la possibilità di passare da una riva all’altra.
Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Significa essere consapevoli che abbiamo molto da fare, ma con ottimismo, fiducia e con la forza di essere insieme possiamo puntare ad arrivare all’altra sponda del ponte.