
Edera e ricchezza: entrambe letali
Sempre più spesso mi capita di imbattermi nello spettacolo un po’ inquietante di alberi completamente rivestiti di edera. La pianta rampicante e parassita si è inerpicata sul tronco fino a ricoprirlo interamente: per l’albero è una vera e propria condanna a morte. Ho immaginato che la cosa avvenga in questo modo.
L’edera disse all’albero: “Lascia che mi arrampichi lungo il tuo tronco. Sarai più bello e più forte. Sarai unico. Tutti ti invidieranno perché sarai vestito di verde anche durante l’inverno”. L’albero vanitoso accettò e l’edera mantenne la sua promessa, ricoprendolo velocemente con le sue foglie sempreverdi. Quando l’albero si rese conto che l’edera parassita gli toglieva l’aria e il sole, gli rubava le sostanze nutritive e lo appesantiva sempre di più, era ormai troppo tardi. Quell’abbraccio assassino inaridì le sue radici, seccò i rami e il tronco finché un colpo di vento lo gettò a terra. Senza nessun rimorso, l’edera propose a un altro albero lo stesso patto scellerato.
Spesso la cronaca riporta le storie di uomini che accumulano ricchezze sempre più grandi, mentre la maggior parte dell’umanità si ritrova a combattere contro una povertà sempre più disumana. Quasi sempre, però, le storie di chi può permettersi tutto e ancora di più, non finiscono bene dando ragione al detto che “ricchezza e felicità non sempre vanno d’accordo”. Anche in questo caso ho immaginato che la cosa avvenga in questo modo.
La ricchezza disse all’uomo: “Fammi spazio nel tuo cuore e io renderò la tua vita più bella, più felice, più piena. Tutti ti invidieranno e vorranno essere come te”. L’uomo, desideroso di possedere di più, accettò. Tutto sembrava andare per il meglio, ma un po’ alla volta l’ultimo modello di telefonino, un televisore al plasma, un’auto di grossa cilindrata, una casa più grande… divennero più importanti di tutto il resto. Per gli affetti, per le amicizie, per l’impegno sociale, anche per il divertimento non c’era più tempo. Tutta la sua vita era risucchiata da quel desiderio irrefrenabile non solo di mantenere quello che aveva, ma di aumentarlo continuamente. Quando l’uomo si rese conto che non era più lui a possedere le sue cose ma che ne era diventato schiavo, gli ritornò in mente una frase sentita tante volte: “È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago che per un ricco entrare in Paradiso”.
La ricchezza e l’edera non mantengono mai le loro promesse. Per evitare all’albero i danni provocati dall’edera basterebbe tagliarla subito, prima che diventi troppo grande, troppo invadente.
Per evitare di diventare schiavi della ricerca della ricchezza
– basterebbe accontentarsi del tanto che già abbiamo;
– basterebbe ridare importanza alle cose che veramente sono importanti;
– basterebbe scrollarci di dosso tutto ciò che appesantisce troppo la nostra esistenza;
– basterebbe condividere un po’ di ciò che possediamo con chi non possiede nulla.
L’albero privo dell’edera crescerebbe grande e forte. Con la condivisione io, tu, lui, loro… diventeremmo finalmente NOI e le ricchezze del mondo non più mie, tue, sue, loro, ma NOSTRE.
Piergiorgio Da Rold