
CHI EDUCA UNA DONNA EDUCA UN POPOLO
Costruzione di un centro di alfabetizzazione femminile in Ciad
Negli ultimi dati resi noti dalle Nazioni Unite (ONU), il Ciad si classifica 187° su 189 Paesi per Indice di Sviluppo Umano, con tassi particolarmente preoccupanti di alfabetizzazione (del 31% per gli uomini e 14% per le donne) e di mortalità infantile alla nascita e tra i 0 e 5 anni.
Nonostante i progressi fatti nell’ultimo ventennio e il miglioramento del tasso di scolarizzazione (soprattutto alle scuole primarie), il sistema educativo ciadiano è infatti tuttora assai fragile e deve affrontare molteplici problemi, tra cui: basso investimento pubblico, precarietà di molte infrastrutture scolastiche (scuole realizzate con la paglia o altri materiali deperibili, assenza di acqua e servizi igienici), interruzione dei corsi in caso d’intemperie, deficit formativo degli insegnanti, classi sovraffollate. A tutto ciò, si associano anche la diffusa povertà (che impedisce alle famiglie di farsi carico delle spese per la scolarizzazione dei figli) e la considerazione dei figli come manodopera in grado di aiutare le famiglie nei lavori quotidiani: da qui la diffusione del fenomeno del “bambino bovaro” (ossia una pratica, diffusa tra popoli di agricoltori e allevatori nel sud del Ciad, che riduce numerosi minori a merce di scambio: un figlio a servizio di un allevatore, in cambio di due vitelli da lavoro) o il gravoso impegno delle bambine nell’approvvigionamento idrico (e la conseguente desistenza scolastica). Altri ostacoli sono i matrimoni e le gravidanze precoci, nonché la disparità di genere che non favorisce la scolarizzazione femminile e, in ogni caso, penalizza l’accesso delle ragazze ai livelli più alti d’insegnamento. Secondo l’ONU, la percentuale di donne che si è sposata o è andata a convivere prima dei 18 anni in Ciad è del 68%.
Il nostro impegno
Recita un noto proverbio, “chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa un popolo”. Da più parti, infatti, si asserisce che la chiave per lo sviluppo di un popolo, di una nazione, è l’educazione e in modo particolare l’educazione della donna. L’istruzione delle ragazze fornisce considerevoli “ritorni economici e sociali”: produce una più bassa mortalità materna, il miglioramento della sopravvivenza dei bambini, famiglie più sane, apre la strada dell’educazione alle generazioni future (le bambine istruite, una volta cresciute e diventate donne e madri, saranno più propense a mandare i figli a scuola), offre la possibilità di inserirsi a pieno titolo nella vita sociale e migliorare la situazione delle proprie famiglie.
Proprio per questi motivi sono fondamentali iniziative che promuovono l’istruzione con un approccio di genere, ma anche attività di formazione (formali o informali) rivolte in particolar modo alle bambine, alle ragazze e alle giovani mamme, per rafforzare lo sviluppo delle loro capacità, valorizzare le loro conoscenze, competenze e abilità, aumentare la loro autostima, favorire la presa di coscienza della loro forza individuale, affinché diventino una voce autorevole e abbiano un ruolo decisionale di rilievo nei processi collettivi.
Al fianco dei Missionari Fidei Donum della Diocesi di Novara e alla Missione di Pala (Ciad) “Insieme si può…” si impegna per la costruzione di 3 sale polivalenti di un Centro di alfabetizzazione e formazione professionale per le ragazze (dai 14 anni in su) analfabete e/o poco scolarizzate della Prefettura di Lagon per elevare la qualità della vita ed essere protagoniste nello sviluppo all’interno della propria famiglia e del proprio villaggio e della loro società.
Il centro verrà poi completato e dotato di stanze dormitorio, servizi igienici, un ufficio e una cucina grazie al sostegno dell’Associazione Fraternità Missionaria ODV.
SOSTIENI IL PROGETTO
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